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Quale Natale per i centri commerciali? «Chiusi 13 giorni a dicembre, senza l’aiuto dello Stato saremo al collasso»


di Redazione

Quale Natale per i centri commerciali? «Chiusi 13 giorni a dicembre, senza l’aiuto dello Stato saremo al collasso»
attualità
17 Dic 2020

Milioni di euro in fumo nella Sicilia che tocca il fondo a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid. E non ne parla nessuno. È la storia dei Centri commerciali, lontano dai ristori che «non vediamo neanche con il binocolo» ci raccontano, dopo averci contattato. Ottobre era stato il mese della protesta. A Gela, per esempio, una manifestazione, il 28 ottobre, genuina per come era stata pensata, era finita in tafferugli per un gruppo di facinorosi. Oggi la sensazione è quella di una rassegnata (e pericolosa) presa di coscienza di un precipizio che appare inevitabile. «Quanto tempo abbiamo?» chiede capitan Smith nel celebre dialogo di «Titanic». «Un’ora o due, al massimo» risponde il signor Andrews. Ecco, questa è l’idea. Ore, forse qualche giorno di ossigeno per imprese e dipendenti, i quali, in questo mese di dicembre vedono la prua della loro barca puntare verso l’abisso, senza alcun miracolo all’orizzonte.

«Ci hanno messo in grosse difficoltà – attacca Giuseppe Sanfilippo, direttore del Centro Commerciale «San Giorgio», sede a Licata ma con bacino soprattutto Gela, oltre che a Riesi, Mazzarino e vari comuni dell’Agrigentino – non capisco la logica di tenere chiusi i centri commerciali e lasciare libera circolazione nel resto delle città. Un centro commerciale ha la possibilità di programmare gli ingressi. Noi abbiamo il contapersone, gli operatori della Croce Rossa all’ingresso, che misurano la temperatura, e possiamo intervenire bloccando gli accessi e contingentandoli non appena il numero massimo è raggiunto. Le immagini che arrivano dai centri storici sono invece di flussi fuori controllo e assembramenti».

Giuseppe Sanfilippo

Due negozianti hanno abbassato la saracinesca per non riaprirla più. La crisi non ha lasciato loro alcuno scampo. Titolari e dipendenti senza lavoro. Scene che si susseguono e succedono ovunque, da Licata a Catania, da Siracusa a Palermo.

Secondo uno studio del Cgia di Mestre i contributi a fondo perduto hanno coperto finora mediamente il 3 per cento delle perdite subite dai centri commerciali, solo il 2 per cento di quelle subite dai ristoratori e meno del del 10 per cento di quelle che hanno gettato nel baratro gli alberghi.

«Vi faccio – dice Sanfilippo – un esempio pratico. A dicembre i centri commerciali rimarranno chiusi 13 giorni su trentuno. E in questo lasso di chiusure ci sono l’intero ponte dell’Immacolata, ossia, dal 5 all’8, il fine settimana della vigilia di Natale, dal 19 al 20 dicembre, e soprattutto il 24, data che per molti negozianti rappresenta il 40 per cento del fatturato di un intero anno. Penso alle profumerie dei nostri centri commerciali, ai negozi di oggettistica, perfino a quelli di elettronica. Con questo calendario di chiusure e in assenza di aiuti concreti dallo Stato molte attività dovranno chiudere. Una scelta priva di criterio».

Preoccupa il virus, preoccupa l’assenza di ristori, ma dà fastidio soprattutto il silenzio: «Nessuno ne parla – dice il direttore del «San Giorgio» – eppure le grandi strutture vivono un momento allucinante. Siamo chiari, la salute è al primo posto. Ma chi ci governa, a Roma come a Palermo, deve prevedere ristori adeguati. O sarà il crac economico di un intero settore».

A Natale panettone amaro quindi per molti imprenditori del commercio e per i loro dipendenti.

E dopo i giorni del silenzio sottolineati da Sanfilippo la proposta di nuovi e adeguati ristori è arrivata recentemente dalla Federazione dei Pubblici Esercizi.

«Servono – dicono i vertici – interventi per abbattere i costi operativi che dobbiamo sostenere: lo Stato ci versi il 60 – 70 per cento del fatturato che abbiamo realizzato nel dicembre 2019, oppure, molti di noi non riusciranno a pagare le tasse. E i nostri lavoratori rischiano».

«È necessaria una svolta – argomenta Roberto Zoia, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, in un articolo del Messaggero.it – senza aiuti non si va avanti. Le nostre sono strutture sicure, che applicano controlli sin dalle prime fasi dell’emergenza. La tutela della salute è un valore al quale le aziende che rappresentiamo hanno dimostrato totale adesione in questi mesi così difficili».

Si stima che nel mese in corso le perdite per i centri commerciali supereranno il 75 per cento.

«Confermo – dice il dottor Sanfilippo – basti pensare che a novembre, per noi, come ovunque, credo, il calo è stato pari al 50 per cento».

Barche in brutte acque, con a bordo migliaia di lavoratori. Circa 700 mila, si stima.

E senza l’aiuto dello Stato non sarà facile per nessuno uscire da questa terribile tempesta.


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.