Gela, esplosione e incendio in raffineria. Aperta inchiesta. Uil: «Si faccia chiarezza»
di Redazione
La procura ha aperto un’inchiesta sull’incidente industriale avvenuto nella tarda mattinata di oggi in raffineria. Le indagini sono state affidate ai militari della Capitaneria di Porto. Reazioni di M5S e della Uil.
La cronaca.
Stamane un forte boato, poi l’allarme scattato nell’isola 8 della Raffineria di Gela e l’ululato delle prime sirene del servizio di sicurezza anti incendio interno. Per fortuna non ci sono stati feriti. Un incendio è divampato dopo l’esplosione in un forno di isomerizzazione, impiegato nel processo di distillazione e lavorazione degli idrocarburi. Le cause dell’incidente sono ancora in corso di valutazione, come pure la conta dei danni. E sarà adesso la procura a fare luce su eventuali responsabilità.
Le fiamme, divampate poco dopo le 13, hanno fatto scattare il piano di emergenza generale della raffineria. Fonti (non ufficiali) riferiscono che dopo il boato c’è stato un fuggi fuggi generale da parte degli operai, anche dell’indotto, che in quel momento erano al lavoro.
Inizialmente si erano diffuse voci di feriti, per fortuna smentite.
Intorno alle 16 le prime parole di un portavoce dell’azienda che riduce l’incidente a «fumosità» e «disservizio tecnico».
«Oggi alle 13.30 – riferisce la fonte – all’interno di un forno dell’impianto Ecofining della bioraffineria di Gela si è verificato un disservizio tecnico che ha causato fumosità per alcuni minuti ma nessuna conseguenza alle persone, all’esterno del forno, o ad altri impianti della raffineria».
«Attivate immediatamente – prosegue – le procedure di emergenza il forno è stato messo in sicurezza dalle squadre operative, supportate a titolo precauzionale anche dai vigili del fuoco interni. È stato attivato il piano di comunicazione a tutti gli enti, nel frattempo sono in corso di accertamento le cause dell’evento».
La deflagrazione è stata avvertito anche nei quartieri vicini alla raffineria.
«Avevo sentito un forte botto – riferisce una lettrice – un boato. Sembrava un terremoto, pazzesco. Spero nulla di grave per le gli operai e gli abitanti».
Le reazioni.
«Seguiamo con grande apprensione e preoccupazione le notizie che arrivano da GELA, nel Nisseno, dove un incendio divampato nella Raffineria Eni ha fatto scattare il Piano di emergenza generale, sembrerebbe dopo l’esplosione di un forno. In attesa di capire le dinamiche dell’accaduto e torniamo a sollecitare maggiore attenzione ai temi della sicurezza nei luoghi di lavoro”. Lo affermano, in una nota, i senatori e le senatrici del Movimento 5 stelle delle commissioni Lavoro e monocamerale di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia di Palazzo Madama. “Tra ieri e oggi in Italia – aggiungono – si sono registrate altre due vittime sul lavoro, questa lunga scia di sangue va fermata con azioni rigorose e incisive. Torniamo a chiedere a tutte le forze politiche e democratiche un’assunzione di responsabilità dinnanzi al Paese e alle famiglie delle vittime e rilanciamo con urgenza la necessità di istituire una Procura nazionale del Lavoro. Basta tentennamenti e rinvii – proseguono -. All’indomani dell’elezione del Capo dello Stato si apra una discussione per accelerare l’iter di approvazione del disegno di legge del M5s all’esame delle commissioni di merito del Senato. Serve un segnale netto, la politica abbia il coraggio di essere all’altezza delle istituzioni che rappresenta».
I sindacati.
«Apprendiamo con sollievo – dice Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia e Area Vasta Palermo, Siracusa, Ragusa e Gela – che nessun lavoratore è rimasto ferito nell’esplosione avvenuta oggi nella Raffineria Eni di Gela e ringraziamo gli addetti alle squadre di emergenza per la tempestiva, preziosa, attività svolta nell’impianto». La Uil, con la propria organizzazione di categoria a Uiltec «segue e seguirà con attenzione la vicenda auspicando nell’interesse dei lavoratori, dei cittadini gelesi e della stessa azienda che si faccia presto e bene chiarezza sulle cause dell’evento. Già nei prossimi giorni ci attendiamo notizie ufficiali sugli accertamenti in corso».
Il sito industriale.
La Raffineria Eni, dove oggi si è sviluppato l’incendio, da alcuni anni ha subito una riconversione green. L’azienda ha infatti abbandonato il trattamento del petrolio per dedicarsi alla produzione di biocarburante attraverso la lavorazione dell’olio di palma, rifiuti organici e olii vegetali esausti. Nel rispetto dell’accordo di programma siglato con sindacati e istituzioni nel 2014, l’Eni ha ridotto la pianto organica dello stabilimento, che prima occupava quasi mille dipendenti, a 300 unità. Le parte restante è stata trasferita in altre aziende del gruppo o collocata in mobilità finalizzata alla pensione.
(Foto d’archivio)