Niscemi, ospedale con pochi medici e infermieri. «In corso un lento e inesorabile declino»
di Alberto Drago
«Le condizioni della sanità pubblica sono ormai in declino totale ovunque e di conseguenza anche in provincia, in particolar modo a Niscemi». Mentre in Sicilia è sempre più attuale il dibattito sul destino (a rischio) dei piccoli ospedali c’è una voce a Niscemi che torna a denunciare i mali della sanità. È Aurelio Incarbone, medico anestesista in pensione, il quale si rivolge al ministro della Salute, Orazio Schillaci, alla presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, al presidente del senato, Ignazio La Russa, al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, al presidente della Regione, Renato Schifani e all’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo.
«Se da un lato – scrive – l’articolo 32 della Costituzione stabilisce che la Repubblica tutela la nostra salute, dall’altro continua a verificarsi nella sanità pubblica tutto l’opposto. L’ospedale di Niscemi oramai non assicura più ai cittadini neanche i servizi minimi di emergenza urgenza, poiché da circa due anni manca la presenza del medico anestesista, figura essenziale al pronto soccorso e nella sala operatoria che per altro è chiusa da tre mesi. Dicono che la devono riaprire entro la fine di giugno soltanto per l’esecuzione di piccolissimi interventi chirurgici».
«All’ospedale di Niscemi non è assolutamente possibile effettuare tac con mezzo di contrasto proprio perché manca l’anestesista e con la conseguenza che i pazienti devono essere trasferiti all’Ospedale di Gela o Caltagirone e sempre se l’ambulanza è disponibile ed a condizione che non dovesse essere impegnata in qualche altro trasferimento».
«Nel ospedale di Niscemi – argomenta Incarbone – non c’è un punto pediatrico, né un punto nascite. Reparti che funzionavano bene e hanno chiuso da tantissimi anni, per cui se dovesse arrivare al pronto soccorso un bambino con gravi convulsioni febbrili, se non viene trattato subito clinicamente, rischia la vita per asfissia o arresto cardio respiratorio. Il consultorio ginecologico è chiuso da due anni, per cui tantissime donne sono costrette a recarsi a Gela.
Avevamo il 118 con il medico a bordo 24 ore su 24 e adesso per la mancanza di medici soltanto uno garantisce l’assistenza solo per due o tre giorni la settimana».
«Come se non bastasse – dice ancora – anche due tecnici del laboratorio analisi dell’ospedale sono stati trasferiti a Gela e il nostro pronto soccorso soffre di carenza di personale medico e paramedico. Nell’Unità operativa di Medicina vi sono in servizio soltanto due medici che devono garantire l’assistenza a 30 pazienti ricoverati e questo non è normale».
«Ultimamente – conclude – ho visto foto ritraenti vertici dell’Asp insieme a personaggi politici di Niscemi, a corredo di articoli di stampa dai quali sembra emergere che all’ospedale di Niscemi tutto vada bene, quando poi in effetti le cose non stanno affatto così».