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Montedoro: vendemmia nell’ex feudo di Cosa Nostra. Presenti il prefetto e i vertici di Carabinieri, Dia e Finanza


di Redazione

Montedoro: vendemmia nell’ex feudo di Cosa Nostra. Presenti il prefetto e i vertici di Carabinieri, Dia e Finanza
cronaca
19 Ott 2020

L’uva della legalità nel giardino sequestrato al boss. Questa mattina, alla presenza del prefetto, Cosima Di Stani, del comandante provinciale, colonnello Baldassare Daidone, del capo centro DIA, colonnello Emanuele Licari, del comandante nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, tenente colonnello Giuseppe Ialacqua, del sindaco di Montedoro, Renzo Bufalino e dei sindaci dei comuni limitrofi, è cominciata la raccolta dell’uva coltivata nei terreni confiscati alla mafia in contrada Mulinello, a Montedoro. I terreni facevano parte del patrimonio della famiglia mafiosa locale, in particolare dei fratelli Gaetano Falcone, di 75 anni, e Nicolò, deceduto il 15 giugno 2019. Beni per complessivi 2,5 milioni di euro confiscati in seguito alla sentenza della Cassazione del 9 maggio 2019, dopo i sequestri disposti nel 2015 dal Tribunale di Caltanissetta, su proposta del Direttore della Dia. Complessivamente il patrimonio confiscato è costituito da 5 aziende agricole e 87 immobili (tra fabbricati e terreni), nonché da numerosi rapporti bancari, per un valore complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro. Nel corso di questi anni è stata costante l’azione di vigilanza della locale Stazione dei Carabinieri, in supporto all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, finalizzata a evitare furti e danneggiamenti ai terreni in questione.

I Falcone, ritenuti «uomini d’onore» di Montedoro (Nicolò ha rivestito il ruolo di «rappresentante», anche con funzioni apicali, di Cosa nostra del Nisseno), avrebbero investito nel settore agricolo i guadagni delle attività illecite mafiose. I giudici avevano già disposto il sequestro preventivo dei beni subito dopo l’operazione antimafia “Grande Vallone”, condotta dai Carabinieri, che fece luce sulle attività mafiose nella zona nord della provincia, per cui lo stesso Nicolò Falcone venne condannato a 4 anni e 6 mesi dal processo che ne scaturì. Per investigatori e inquirenti non ci sarebbero dubbi sul fatto che i Falcone avessero messo insieme la loro fortuna investendo i guadagni ottenuti grazie alle attività illecite di Cosa Nostra e la Procura generale della Cassazione aveva quindi chiesto la conferma definitiva della confisca di tutto quanto e cioè la ditta individuale “Falcone Nicolò” per la coltivazione di cereali e riso di via Cardinale Guarino; le aziende “Di Raimondo Anna” – appartenenti alla moglie, con frutteto, vigneto e oliveto e un’altra zootecnica per l’allevamento di ovini, di cui la prima, situate una in via Guarino e l’altra in contrada Marcato. A queste si aggiungono alcuni terreni, fabbricati e abitazioni nelle contrade Marcato e Saie di Montedoro e in contrada Sabugia a Serradifalco: nel dettaglio si tratta di 54 terreni a Montedoro, 33 a Serradifalco, e tre costruzioni.

La sussistenza di significativi indizi dell’ appartenenza di Gaetano Falcone all’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” deriva dagli esiti di diversi processi che hanno riguardato le famiglie mafiose operanti nella provincia di Caltanissetta, tra cui vi è la famiglia di Montedoro di cui Gaetano Falcone è stato rappresentante, con ruolo di vertice dell’associazione mafiosa “cosa nostra” operante nel territorio nisseno. Diverse sono state le operazioni sfociate in processi penali riguardanti la criminalità organizzata nella provincia di Caltanissetta, alcune delle quali sfociate in sentenze irrevocabili di condanna, che hanno confermato l’esistenza di una articolazione di Cosa Nostra, divisa in mandamenti e famiglie (tra cui quella di Montedoro). Nell’ambito dell’attività investigativa “Leopardo “, il 12 novembre 1992 Falcone era stato destinatario di un ordinanza di custodia in carcere emessa dal Gip di Caltanissetta per associazione mafiosa, rispetto alla quale si rese latitante fino al 6 febbraio 1994. Successivamente, il 24 luglio del 2003 Gaetano Falcone subiva condanna alla pena di anni otto di reclusione emessa dalla Corte di Appello di Caltanissetta per associazione mafiosa ed estorsione, in particolare per aver fatto parte di associazione di tipo mafioso nelle province di Caltanissetta e di Enna, dedita alla commissione di estorsioni, turbative d’asta, traffico nazionale e internazionale di stupefacenti, detenzione e porto d’ami e volta ad ottenere il controllo diretto o indiretto delle attività economiche nell’ambito della realizzazione di opere pubbliche e private e per aver commesso un’estorsione a danno di una ditta.
Falcone – risulta agli atti dei Carabinieri – è stato inoltre sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per 3 anni, venendo condannato nel 2002 per violazione delle prescrizioni imposte dalla predetta misura.

La raccolta dell’uva per finalità sociali è stata affidata alla cooperativa sociale “Verbumcaudo”, formata da giovani del territorio, che sta valorizzando l’omonimo feudo confiscato alla mafia, attraverso la messa in produzione di 151 ettari di terreni che vengono coltivati a origano, pomodori e cereali. Sino al 1983 Verbumcaudo apparteneva ai fratelli Greco, boss reggenti della famiglia di Ciaculli, ma nel 2011, una volta acquisito dall’assessorato all’Economia della Regione Siciliana, il feudo è rinato grazie alla determinazione del Consorzio Madonita per la Legalità e lo Sviluppo, espressione di 19 comuni delle alte e basse Madonie, che attraverso un bando pubblico ha selezionato giovani del territorio interessati alla formazione professionale in ambito cooperativo. Dopo un periodo di formazione un gruppo di ragazzi e ragazze, guidati dal Centro di ricerche economiche e sociali per il Meridione e da Confcooperative, ha costituito la nuova Cooperativa Sociale Verbumcaudo, una cooperativa produttiva che si è assunta la responsabilità di gestire il fondo per il suo ritorno alla legalità e all’attività economica trasparente e per dare vita a una filiera umana, sociale e produttiva che coinvolga direttamente gli abitanti e i giovani del territorio. Le storie delle ragazze e dei ragazzi della cooperativa sono storie di “restanza”, tutti giovani che stanno scegliendo di investire nell’entroterra siciliano: ci sono ingegneri, geologi, guide naturalistiche, agronomi, commercialisti e addetti alle lavorazioni agricole qualificati.


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.