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Gela si stringe ai familiari di Zelia: «Giustizia e verità». Il marito: «Non devono esserci vittime di serie B»


di Redazione

Gela si stringe ai familiari di Zelia: «Giustizia e verità». Il marito: «Non devono esserci vittime di serie B»
news
15 Giu 2021

Stamane davanti al Palazzo di giustizia si è svolta la manifestazione per Zelia Guzzo, l’insegnante di 37 anni deceduta nel marzo scorso per una trombosi, dopo aver ricevuto una dose di vaccino AstraZeneca. A lanciare gli hashtag #voceperZelia e #giustiziaperZelia è stato il marito, Andrea Nicosia, anche lui insegnante, dopo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Gela perché non “ci sono correlazioni di rilievo penale”. «Non è giusto – dice il marito – che ci siano morti di serie A e serie B».

Il riferimento è all’indagine avviata dalla procura di Siracusa per la morte del militare Stefano Paternò con “la posizione del personale medico – dice l’avvocato Valerio Messina – che è stata archiviata mentre rimane in piedi l’indagine sull’amministratore delegato dell’azienda farmaceutica».

Per il legale della famiglia la morte di Zelia “non può passare inosservata” visto che “c’e’ una correlazione accertata scientificamente” con la somministrazione del vaccino “in assenza di concausa.

«Non è giusto – conclude il marito della giovane donna deceduta – io e Zelia siamo sempre stati favorevoli alla vaccinazione, infatti ci siamo subito prenotati. A nostro figlio abbiamo fatto tutti i vaccini. Zelia si è fidata delle istituzioni ed è stata tradita».

Stamane sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco, Lucio Greco.

«Come sindaco – dice Greco – ma pure in veste di uomo e avvocato, e mi piacerebbe che la famiglia sapesse che sono loro vicino, con il cuore cuore».

E ancora: «Non voglio addentrarmi negli aspetti tecnici della vicenda, non è questa la sede e rischierei anche di essere frainteso. La vaccinazione resta, oggi, l’unica strada per uscire dall’incubo della pandemia, e nessuno può sottrarsi a quello che oggi rappresenta un vero e proprio gesto di responsabilità civile. Ma le cose devono essere fatte bene, le persone devono arrivare alla vaccinazione completamente consapevoli dei rischi di possibili reazioni avverse, e per Zelia Guzzo pare non sia stato così».
«Il fatto che le reazioni avverse gravi si possano avere solo in casi sporadici non significa nulla: ogni vita vale ed è preziosa. Zelia aveva il diritto ad essere informata sui rischi reali che correva e, come lei, tutte le altre vittime, sia quelle per le quali la correlazione con il vaccino è stata dimostrata (come nel caso di specie e in quello del militare di Augusta) sia per quelle per le quali resta il dubbio. Anch’io, quindi, chiedo verità e giustizia per Zelia Guzzo e, a nome di tutta la città, mi stringo al dolore di questa famiglia per la gravissima perdita subita».


Redazione
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