Un tizio impreca sottovoce contro il suo smartphone: l’app di un noto fast food è in crash, come pure il delivery collegato. Niente panino con polpetta, stasera; troppe richieste. Due ragazze, più fortunate, addentano una pizzetta sul lungomare, da sole e a distanza di sicurezza. Istantanee di una domenica in lockdown, nella speranza che sia l’ultima. Sono le 18, l’Asp un’ora prima ha emesso il bollettino, 48 casi, numeri ancora altissimi. La curva, però, fa ancora in tempo a piegarsi (deve accadere entro giovedì), evitando un’insopportabile proroga della zona rossa.

La città è quasi vuota, saracinesche chiuse ovunque, commercianti e artigiani costretti a subire altre perdite. Tante auto in strada ma poche persone in giro. Sulla via Venezia una colonna di auto procede verso Ovest (Macchitella) con le ultime che si perdono nel bagliore del tramonto. E sono tante, forse troppe. Dove andranno? Sono tutti mossi da giustificati motivi? Hanno tutti una visita medica, un impegno di lavoro o una causa di necessità da assolvere? Tutti alle 18.30 di una domenica di luglio?

Il sindaco, nel pomeriggio, ha lanciato un appello.

«Questo – dice – non è il momento delle polemiche e delle divisioni. Anzi, dobbiamo reagire nell’unico modo corretto possibile: andando a vaccinarsi. Voglio lanciare un invito a tutti, a prescindere dalle fasce di età, affinché anche oggi e nei prossimi giorni ci si rechi, senza alcuna prenotazione, all’hub vaccinale del PalaCossiga, dove i medici e gli operatori sanitari sono al lavoro per iniettare le dosi di Pfizer. Un altro appello importante lo voglio lanciare a chiunque abbia anche solo il minimo sospetto di poter essere stato contagiato: mettetevi subito in isolamento e sottoponetevi a tampone».

Appelli che non sembrano aver sortito effetto su alcune ragazze che incrociamo in strada: hanno il costume da bagno sotto la maglietta. Per la serie: andiamo al mare, con le buone o le cattive.

Un po’ di gente assembrata la troviamo in centro. A piazzetta dei Martiri quattro amici borbottano tra loro di calcio mercato, sono all’aperto, un paio perfino con la mascherina. Stessa scena sotto un albero di via Venezia, nei pressi dei Salesiani. Davanti ai Cappuccini e al Carmine alcuni parrocchiani si intrattengono a parlare, troppo vicini, senza mascherina.

Fermiamo due «ceffi» su uno scooter, i quali ci danno spiegazioni: «Siamo usciti per un panino», esibendo perfino lo scontrino. E noi che ci aspettavamo un vaffa… ma siamo a Gela o nella ridente Svizzera?

Poco più avanti una pattuglia del Reparto territoriale dei Carabinieri ferma un suv bianco: «Documenti e autocertificazione, prego». In piazza Umberto I una volante del commissariato di Polizia fa moral suasion a un gruppuscolo assembrato. Forse non ci scappa la multa, ma la ramanzina è inevitabile. Sul lungomare notiamo una pattuglia della Finanza, dopo qualche minuto il furgone della Municipale in via Venezia. I controlli ci sono, i conti tornano. O meglio, non tornano quando sbirciamo all’interno di un supermercato: ci saranno cinquanta clienti, forse più, e forse… oltre i limiti di legge. Dai ragazzi, un po’ di attenzione, usciamone tutti insieme con un po’ di senso civico.

L’ultima istantanea è quella di una coppia di anziani, che si tiene per mano sul lungomare.

Una passeggiata è concessa solo vicino casa. Loro confessano di essersi spinti un po’ più in là. «Ma il tramonto era bellissimo, il caldo a casa insopportabile». Lui allarga le braccia, lei gli cinge il fianco con un abbraccio.

Solo l’amore può salvarci.