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INDAGINE

Sesso virtuale con minorenni, prete arrestato con l’accusa di pedofilia. Ai domiciliari la madre di una delle vittime


di Redazione

Sesso virtuale con minorenni, prete arrestato con l’accusa di pedofilia. Ai domiciliari la madre di una delle vittime
cronaca
3 Ago 2021

Sono quattro i ragazzi siciliani, all’epoca dei fatti tutti minorenni, le presunte vittime del prete che dall’Umbria chiedeva loro video e foto hard, finito arrestato insieme alla madre di uno dei ragazzi. «Se contatti questa persona – era il passaparola tra i minori – lui ti dà i soldi se ti masturbi». Le indagini sono iniziate tra maggio e luglio del 2020. La misura di custodia cautelare, disposta dal gip di Palermo Fabio Pilato, è stata eseguita ieri. Il sacerdote è stato arrestato e si trova nel carcere di Spoleto mentre la madre di una delle vittime è agli arresti domiciliari. Domani si svolgeranno gli interrogatori di garanzia.

Una decina gli episodi contestati al sacerdote, atti di autoerotismo indotto a minori in cambio di denaro, tutti accaduti tra maggio e luglio di quest’anno. Al prete indagato, 62 anni, originario di Caltavuturo ma residente a San Feliciano Magione, in provincia di Perugia, ) viene anche contestato il reato di detenzione di materiale pedopornografico. Alla madre, 51 anni, di uno dei ragazzini, detenuta ai domiciliari viene invece contestato di avere indotto e sfruttato la prostituzione del figlio e favorito quella degli altri ragazzini.

Due, in particolare, gli episodi riportati dal gip di Palermo a sostegno della misura di custodia cautelare in carcere.

«La conferma – scrive il magistrato – di questo aspetto della personalità proviene da due episodi specifici, dove il parroco ha dimostrato di non saper anteporre alcun freno inibitore ai desideri compulsivi nutriti: il primo è costituito da una conversazione in cui pur dinanzi al malessere del minorenne che prospettava l’esigenza di prendere dei farmaci, non ha esitato a richiedere ugualmente l’esibizione sessuale tramite videochiamata».

«Il secondo episodio – spiega il gip – si riferisce all’atteggiamento tenuto con un altra vittima quando, pur dinanzi al pericolo di essere denunciato qualora non avesse ricevuto del danaro, l’indagato non ha disdegnato la possibilità di ricevere un video dal ragazzo che lo minacciava. In tale ultimo frangente (l’indagato) , pur spaventato dall’idea che il giovane potesse rivolgersi alle Forze dell’Ordine ha continuato – sostiene ancora il giudice – nel gioco perverso e cercato di stimolare i sensi di colpa del minore rammentando gli aiuti economici forniti in passato per venire incontro alle difficoltà economiche familiari».

Le indagini sono state coordinate dalla procura di Termini Imerese.


Redazione
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