Futuro degli operatori socio sanitari, da eroi a lavoratori dimenticati. L’appello di Aiposs alle istituzioni: «Dateci dignità »
di Redazione
L’Aiposs, associazione italiana professionisti operatori socio sanitari, lancia un appello a tutte le istituzioni e chiede stabilizzazione, riconoscimento del lavoro e soprattutto dignità.
Appoggia con forza, la proposta inviata dalla federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere al governo, al parlamento e alla regione, affinché anche gli operatori socio sanitari, che sono stati impegnati nelle corsie e non, ed hanno saputo fronteggiare con coraggio e abnegazione la pandemia, abbiano il loro giusto riconoscimento.
L’associazione, presieduta da Laura Mantione, operatrice sanitaria che lavora in ospedale a Gela, si fa portavoce delle esigenze dei circa 83 mila oss del comparto. Nella sola provincia di Caltanissetta sono 253.
«Da quando è scoppiata l’emergenza – spiega l’Aiposs, il nostro servizio sanitario nazionale ha visto impegnate tutte le figure sanitarie ed è giusto che anche la categoria degli oss abbia i riflettori accesi. Nessuno era stato formato per gestire una pandemia, eppure anche gli operatori socio sanitari ce l’hanno fatta. Hanno contribuito con la loro continua presenza a sorreggere le aziende sanitarie, al fianco dei medici e degli infermieri. fanno parte della equipe e sono l’appendice di un sistema aziendale che ha permesso loro di essere da supporto».
«Gli operatori socio sanitari – si legge nella nota dell’associazione – si sono affidati a un destino. Un destino che gli ha fatto pagare un prezzo pesantissimo in termini di colleghi contagiati. Ne ricordiamo 140 mila e le 400 vittime».
«Anche gli oss sono malati, malati della realtà, che pur avendo dato non hanno delle rassicurazioni, delle certezze. Come sarebbe giudicata dai nostri figli la nostra nazione se la categoria venisse mandata a casa, dopo che anche i propri cari hanno sopportato il peso della pura, del distacco, della necessità di un abbraccio che non potevano dare alle loro famiglie per paura di contagiarli, per paura di perderli. cosa diranno i figli della stessa patria dopo che anche gli oss stremati dalle forze hanno continuato questa guerra quando all’inizio non avevano neanche i dpi».
«Mettere alla porta il loro futuro, la loro dignità sarebbe la sconfitta peggiore».
«Avete mai visto gli occhi di un uomo che muore? Avete mai sentito le urla di una moglie quando sa che suo marito sta per andarsene? Avete mai provato a dare coraggio a una madre incredula che non può neanche tenere la mano del figlio? Avete mai pregato prima che si spegnesse una vita? Avete mai regalato un sorriso ai pazienti pur sapendo che non ce l’avrebbero fatta? Se non avete mai visto o provato nulla del genere vuol dire che non conoscete gli oss perché gli stessi quando saranno grandi avranno bisogno degli oss».
«Sarebbe giusto che le aziende sanitarie, che erano spoglie di personale, trattenessero la categoria, impegnandola anche dopo l’emergenza perché non dobbiamo dimenticare che senza salute nulla può andare avanti. Chi ha vissuto il Covid nelle aziende ed è testimone di tutte le vite umane che la nazione ha perso, quando gli oss tenevano loro la mano? Non occorre che la categoria superi altre prove. Ha dimostrato di avere le competenze essenziali nella assistenza pur mettendo a rischio la propria vita. Occorre adesso porsi un obiettivo comune che è quello della piena e buona occupazione intesa come quella situazione nella quale tutti coloro che sono stati in grado di dare il loro contributo alle aziende sanitarie non siano considerati quelli dell’occorrenza e che quindi abbiano un lavoro stabile e dignitoso. Non si può sperimentare sulla pelle di chi ha vissuto il Covid un probabile licenziamento se si vuole far crescere un ssn trainato da uomini e donne coraggiosi che hanno coperto le carenze in organico».
«L’Aiposs sostiene in maniera lungimirante che occorre una crescita che punti il suo faro, il suo focus sul lavoro, sulla stabilità e principalmente sulla dignità del lavoro».
«Restiamo schierati con il presidente nazionale dell’ordine dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, con il presidente della fiaso dottor Giovanni Migliore, con il presidente della federazione nazionale degli ordini degli infermieri (Fnopi) Barbara Mangiacavalli, con il presidente della Fno tsrm e Pstrp Teresa Calandra e il presidente del Cnop David Lazzari».