Sanità sfiancata dal virus
di Redazione
Già due anni fa, quando la pandemia ha iniziato a stravolgere la vita di milioni di persone in tutto il mondo, il presidio ospedaliero di Gela subiva l’avanzata di incessanti politiche di ridimensionamento dirette dalla Direzione dell’Asp competente territorialmente. Direzione che, come dimostrano anche i recenti avvenimenti, si rivela incapace di programmare risposte puntuali ai numerosi cittadini bisognosi di sostegno e cure (anche in tempi pre-pandemia), sempre più inadeguata a rispondere alle esigenze che la pandemia genera nel territorio.
Invero, la pandemia ha solo reso più lampante una situazione di disagio già manifesta.
Nel 2020, quando si rese necessario istituire un reparto Covid all’interno dell’ospedale, si scelse di sacrificare il reparto di Psichiatria con la promessa che sarebbe stato riaperto. Il reparto non è più stato ripristinato, neanche in altri locali, nonostante la narrazione sul territorio lo indichi come necessario.
Nel corso degli anni, inoltre, non è stato previsto alcun intervento organizzativo, se non in situazioni emergenziali, producendo, con smisurato cinismo fughe di personale medico verso altri presidi ospedalieri.
A fronte di un sensibile aumento dei contagi in città, dunque, il personale sanitario disponibile risulta pressoché insufficiente a fronteggiare le numerose richieste di intervento e alcuni pazienti si ritrovano parcheggiati al pronto soccorso infettivologo da giorni, in attesa di essere collocati altrove, mentre il reparto di Medicina si riempie e i posti in terapia intensiva si riducono drasticamente. E allora ci domandiamo, cosa ha fatto la Direzione dell’Asp nelle settimane precedenti? Era così difficile immaginare un peggioramento netto della situazione? O forse, con le opportune e puntuali considerazioni, poteva essere predisposto in via preventiva un piano d’azione efficace? A farne le spese è sempre la cittadinanza.
Il peso della gestione grava adesso tutto sulle spalle del poco personale sanitario rimasto in servizio, visibilmente sfiancato.
Bene, anche noi ci siamo stancati di assistere a tutto questo, state giocando con il nostro diritto alla salute e non rimarremo a guardare ancora il declino di questa situazione che si protrae da anni. Se vi è rimasto un briciolo di dignità e avete a cuore la salute dei cittadini, dimettetevi e lasciate spazio a chi ha davvero voglia di programmare e di instaurare una gestione intelligente delle risorse e dei mezzi.
Luciana Carfì e Filippo Franzone / Comitato Sos Vittorio Emanuele