Gela: mazzata ai ristoratori, il virus mette in fuga i clienti. «Oggi l’ultima disdetta»
di Redazione
Tavoli vuoti, dispense piene (inutilmente) e l’ottimismo di poche settimane fa dissolto a colpi di tamponi (positivi). Capodanno amaro per decine di ristoratori che avevano sperato nel cenone per salvare un’altra annata difficile. «A Natale l’80 per cento in meno rispetto agli anni passati, ma Capodanno ha il sapore della beffa» racconta Raimondo, il nome di fantasia per evitare speculazioni, ma tutto il resto drammaticamente vero e reale. «L’anno scorso – attacca – almeno sapevi che doveri stare chiuso, ma stavolta è andata ancora peggio: l’illusione di poter aprire bottega, ma poi…»
Poi cosa?
«Disdette a raffica, 70 in pochissimi giorni, l’ultima stamane. Mi ha chiamato un cliente, dicendomi che la figlia era in quarantena perché una sua amica era stata trovata positiva. Così abbiamo tolto la tovaglia pure dall’ultimo tavolo da sei che era in prenotazione. Pazienza è andata così».
Ma domani, chi ristorerà i ristoratori? A volte somigliano agli ultimi giapponesi sulla roccaforte. Sempre pronti a ripartire, malgrado le ferite inferte dalla crisi prima e dal Covid dopo.
Come uscirsene?
«Se lo stato non ci aiuta la vedo dura – dice Raimondo, pollice e indice a elle sulla mano che ruota, come a dire “non ci esce niente” – ho letto le ultime bollette di luce e gas con cifre astronomiche. E l’Inps non aspetta, l’Irpef la devi pagare, l’affitto pesa. A volte penso che la soluzione migliore sia quella di chiudere baracca e burattini».
Gela ha perso 4 mila residenti negli ultimi cinque anni, in prevalenza giovani famiglie, emigrate all’estero o nelle regioni del nord. Uno svuotamento continuo, uno stillicidio di risorse. Nella città che un tempo aveva la sua forza nel capitale umano e adesso arranca nel vortice di un’emergenza sanitaria.