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ARCHEOLOGIA | La scoperta

Vallelunga, nuovi reperti e testimonianze dalla villa romana di contrada Manca


di Redazione

Vallelunga, nuovi reperti e testimonianze dalla villa romana di contrada Manca
attualità
23 Dic 2022

La villa romana di età imperiale risalente al I-II secolo d.C, emersa nel corso di scavi archeologici condotti in contrada Manca, a Vallelunga Pratameno, continua a regalare preziosi ritrovamenti. Le ricerche effettuate in questi mesi nella zona più meridionale hanno fatto emergere, infatti, almeno tre edifici a pianta rettangolare che si distribuiscono secondo una pianificazione urbanistica non sempre regolare e che prospettano verso una zona centrale sulla quale sembra aprirsi anche un altro vano che presenta consistenti tracce di bruciato e resti di concotto. Il rinvenimento, negli scorsi mesi, di alcune tegole con bollo lascia pensare che la villa sia collegabile a un personaggio della cerchia pubblica romana. Le ricerche sono state avviate tra il 2020 e il 2021 a seguito dell’attività di vigilanza della Soprintendenza dei Beni culturali sui lavori del raddoppio della linea ferroviaria Catania-Palermo.

«L’attività di vigilanza – dice Elvira Amata, assessore regionale ai Beni culturali – svolta dalla Soprintendenza ci sta restituendo un’importante testimonianza della vita economica dell’entroterra siciliano in quell’area che per i romani era il granaio dell’impero».

«Il ritrovamento – afferma Daniela Vullo, soprintendente – di abbondante materiale ceramico di scarico all’esterno degli ambienti lascia ipotizzare un’attività di produzione e lavorazione che ancora non siamo in grado di definire dettagliatamente. Mentre gli edifici individuati presentano caratteristiche costruttive che stiamo riscontrando in modo costante».

Le costruzioni individuate nel corso dell’ultima fase di scavo, quasi sempre a pianta rettangolare, sono costituite da almeno quattro vani in sequenza secondo un prevalente asse nordest-sudovest, fatta eccezione di uno, l’edificio IV, che presenta un orientamento chiaramente divergente. In tre casi, l’angolo sudovest interno del vano è delimitato da un muretto semicircolare ed è pavimentato da un lastricato di ciottoli ben costipati; probabilmente si tratta di un vano-ripostiglio per derrate o altri oggetti.

Alcuni ambienti di questo insediamento si ritiene dovessero essere utilizzati come deposito o magazzino. È il caso, ad esempio, dell’ambiente posto al centro dell’attuale area di scavo che ha restituito una notevole quantità di anfore da trasporto riconducibili, secondo una prima analisi, a 3-4 tipologie prevalentemente di produzione africana che si collocano cronologicamente tra IV e V secolo d.C.L’insediamento, che è di grandi dimensioni, doveva avere degli spazi la cui funzionalità deve ancora essere individuata, come il grande ambiente rettangolare (edificio X) interamente pavimentato con ciottoli di piccole dimensioni che sembra essere stato privo di copertura e probabilmente utilizzato come ricovero per animali. Un altro dato interessante, che proviene dagli ultimi scavi, riguarda la sequenza della frequentazione del sito. La villa si colloca chiaramente su una precedente fase che è stata individuata, al momento, nella zona nord-orientale di un terzo saggio aperto a sud dell’edificio. Le strutture individuate sono pertinenti a una costruzione a pianta quadrata o rettangolare al cui interno si imposta un grande impianto circolare a doppio paramento per il quale, al momento, è prematuro avanzare ipotesi funzionali dal momento che lo scavo non è ancora stato completato. Dall’abbondanza dei tipi di ceramica rinvenuti, fra i quali si distinguono lucerne, anfore, vasellame da mensa in sigillata africana, ma anche alcune monete, collocabili entro un arco cronologico compreso tra il II ed il IV sec. d.C. si desume la lunga vita di questo interessante complesso edilizio che aveva trovato il suo principale sostentamento nello sfruttamento, a scopi cerealicoli, del vasto territorio attraversato dal Torrente Belici.

Nella foto grande in alto un’immagine d’archivio raffigurante un frammento marmoreo di età imperiale. Sopra due ambienti della villa romana di Vallelunga e un frammento con bollo, segno di appartenenza a un personaggio della cerchia pubblica romana


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