Gela, finanziere eroe ucciso nell’adempimento del servizio. Giovedì la commemorazione
di Redazione
Sarà ricordato giovedì 16 febbraio, a Soverato, in provincia di Catanzaro, il sacrificio dell’eroico finanziere di Gela, Salvatore Lemmo, caduto nell’adempimento del dovere e del quale ricorre il 118° anniversario dalla morte. Al militare, originario della famiglia Maniscalco di Gela, nel 2017 venne intitolata la caserma che ospita il comando compagnia della Guardia di Finanza di Soverato. «Lemmo – si legge nella nota storica, custodita nel Museo delle Fiamme Gialle a Roma – nato a Gela il 6 ottobre 1876, da Emanuele Lemmo e Albina Maniscalco, si arruolò nella Guardia di Finanza il 5 dicembre 1894. Dopo aver frequentato il corso di formazione presso il deposito allievi di Messina, fu destinato al circolo di Catanzaro e qui assegnato alla Brigata di Soverato Marina, a quel tempo al comando del brigadiere Enrico Cataldo. La notte fra il 14 e il 15 gennaio 1905, nel mentre si trovava in servizio di vigilanza costiera nei pressi della spiaggia di Soverato, unitamente al collega Rocco Micò, Lemmo si accorse che alcuni ladri si stavano adoperando per entrare, a scopo di rapina, nella casa di un ricco proprietario della zona. Vedendosi scoperti, i ladri si divisero e iniziarono a fuggire in direzioni diverse, ovviamente inseguiti dai due militi di Finanza. Uno dei malviventi, ormai raggiunto dal finanziere Lemmo, si girò di scatto e con un rapido gesto esplose in sua direzione un colpo di fucile caricato a pallettoni».
«Dopo aver ferito mortalmente il tutore della legge, il ladro continuò a fuggire, rendendosi così irreperibile. Trasportato d’urgenza presso all’ospedale militare di Catanzaro, Lemmo cessò di vivere il 12 febbraio, dopo quasi un mese di agonia e sofferenza. I funerali di Stato si celebrarono il 14 febbraio, nella chiesa di San Francesco di Paola a Catanzaro e videro la partecipazione commossa di una vastissima rappresentanza della popolazione locale, oltre all’intervento delle massime Autorità civili e militari, sia della città che della provincia, che di reparti in armi».
«Dopo le esequie, il feretro del caduto fu tumulato nel cimitero locale, così come prevedevano i regolamenti dell’epoca. Gli autori dell’efferato delitto (non si seppe mai da quale fucile esplose il colpo mortale), i fratelli Nicola, Vincenzo e Gregorio Voci, membri di una banda di delinquenti originari di Gasperina, furono condannati dalla Corte d’Assise di Catanzaro solo nel 1913 a 12 anni di reclusione. Alla memoria della povera Guardia Lemmo Salvatore non fu concessa alcuna ricompensa. Si dovette solo alla generosità di alcuni ufficiali del Corpo l’elargizione di un sussidio di 100 lire in favore del padre della vittima».
La commemorazione del 118° anniversario della morte dell’eroico finanziere gelese, avverrà nel luogo in cui è posta la stele che ricorda il tragico evento, alla presenza delle autorità.