«Non fu lo scafista dell’imbarcazione che trasportò quindici migranti, provocando la morte di altri tre, ma al contrario, quella notte salvò tutti gli occupanti del mezzo». Questo la motivazione, scritta in sentenza, che ha permesso a un giovane sudanese, detenuto a Gela, di potersi affrancare agli occhi della giustizia. Stamane, dopo gli adempimenti di rito, gli agenti della penitenziaria del carcere di via Beato Agostino Novello, lo hanno rimesso in piena libertà. La vicenda giudiziaria inizia con l’arresto del ragazzo, Ahmed Ghazi, e risale al febbraio dello scorso anno, con lo sbarco a Lampedusa di uno dei tanti barchini carichi di migranti. Durante la traversata del Mediterraneo tre persone avevano perso la vita. Ma Ahmed non era uno degli organizzatori, tantomeno lo scafista. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha accolto le tesi della difesa. Il ventitrenne, quella notte, aveva salvato tutti gli occupanti del mezzo, arrivati sani e salvi, mettendosi alla guida del natante dopo che l’uomo che era al timone era finito in acqua a seguito di una collisione.

Sono pertanto cadute le accuse che gravavano sul capo del giovane, ovvero, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro reato.