Gela, centrodestra unito critica la «maggioranza» di Greco. «La città rischia il caos»
di Redazione
La condizione di irreversibile ingovernabilità che va avanti, ormai, da troppi mesi ha raggiunto livelli grotteschi, tra la ricerca di strapuntini, seggiole e predellini. Il tutto avallato da un sindaco dalla identità politica confusa, bersaglio di sgambetti interni (da parte di alleati della prima e dell’ultima ora) in una dimensione di ostilità e astiosità. Un Sindaco divenuto ostaggio del Pd, progressisti e civici. La maggioranza che continua a sostenerlo attraverso – nemmeno ben ideati – prevedibili e repentini cambi di rotta non fa altro che sottoscrivere la paternità della condanna di Gela al caos.
Non ci si può spingere sino al punto da inscenare delle dimissioni per difendere un potere politico fine a se stesso (o a se stessi), che entra in rotta di collisione con gli interessi dei cittadini e della res publica.
Siamo indignati di quanto accaduto lunedì sera in consiglio comunale, si è materializzata, infatti, una grave responsabilità politica di questa maggioranza che dimostra di preferire la propria sopravvivenza a quella dell’interesse pubblico.
Per ciò che ci riguarda possiamo dire di avere tentato di liberare la città dal dominio dell’irrisolto, chiedendo a gran voce all’intero civico consesso di votare favorevolmente l’atto della sfiducia per restituire la dignità alle determinazioni che dovrebbero essere inchinate a principi democratici e che, al contrario, vengono violentate da continui giochetti e furberie.
Purtroppo però é andato in scena l’ennesimo grande bluff: le dimissioni del Sindaco, prima, la revoca delle volontà sfiducianti, dopo.
E prima ancora che saranno revocate le dimissioni – che giungeranno subito dopo la tenue brezza che porterà il parere dei revisori – il Sindaco dimissionario ha scelto di muovere un altro passo nello scacchiere di quello che reputa, evidentemente, un gioco, motivare la sua decisione.
Lo ha fatto in aula con due righe lette per interposta persona, non perché assente alla seduta, ma perché declinatosi volontariamente alla contumacia, disdegnando di rendere conto ai consiglieri eletti dal popolo per vigilare, controllare ed indirizzare la loro vita amministrativa e politica, che in quel momento stavano dibattendo del futuro della città, assumendosene enormi responsabilità.
Ma lo ha fatto anche per mezzo della stampa, mettendo in dubbio la competenza dei vertici regionali e nazionali dei partiti che ci onoriamo di rappresentare e di essere portavoce, trascendendo in forma e sostanza, come suo costume, offendendo e calpestando i principi di buon senso ma anche l’intelligenza dei componenti di un’intera coalizione.
L’aplomb istituzionale non è mai stato il suo forte ed ancora una volta ha sgualcito la dialettica politica, ma noi non ricambieremo la bassezza, seppure i presupposti per una legittima controffensiva di pari forma e sostanza vi siano tutti, presupposti che fanno di lui un immeritevole professore della questione morale.
Del resto è un Sindaco dimissionario, costituisce già il passato, noi stiamo lavorando per il futuro, a prescindere da una eventuale possibile reviviscenza che dovrebbe ben giustificare, del resto se dice di essersi dimesso per il bene della città non si riesce ad immaginare perchè dovrebbe voler tornare.
Ci preme solo sottolineare e ribadire con orgoglio l’unità di un centrodestra che non lo riconosce, tanto da non avere arretrato di un passo sulla sfiducia.
Le sue opportunistiche prese di posizione politica esprimono solo suoi personali auspici di comodo, che non trovano riscontro né nel centrodestra locale ne in quello regionale.
Noi abbiamo vinto la nostra battaglia, lui farà quello che ha sempre fatto in questi quattro anni ovvero tirerà a campare.
Lo scrivono i segretari di partito Salvatore Scudera (Fdi), Vincenzo Pepe (Fi), Natino Gianno (Nuova Dc), Raffaele Carfì (Lega).