Gela, tagli dell’82 per cento sul Pnrr. Peggio fanno Riesi e Niscemi. Pd: «È il gioco delle 3 carte»
di Redazione
Il Governo Meloni arranca, incapace di affrontare i temi di chi vive giornalmente il caro benzila, il caro spesa e non riesce ad arrivare alla terza, se non alla seconda settimana del mese. Tra ipotesi di bonus benzina, ma solo per redditi inferiori al 25 mila euro, e rinnovo una tantum della carta acquisti Dedicata a Te, non mette a fuoco i nuovi poveri che avanzano, stipendiati e famiglie monoreddito. Per non parlare degli ultimi, privati della dignità di un sussidio di povertà, il reddito di cittadinanza. E ora c’è pure la grana Pnrr, la cui proposta di revisione, al vaglio lo scorso luglio, sposta l’impatto da un protagonismo dei Comuni alle grandi partecipazioni statali. E l’unione provinciale del Pd, con a capo il segretario, Renzo Bufalino, esprime condatta sulla mortificazione imposta alle realtà locali.
«Ne pagano le conseguenze i comuni – scrive Bufalino, in un documento a doppia firma con Cleo Li Calzi, referente Pnrr del Pd Sicilia – non coinvolti nel processo di revisione, che seppur tra mille difficoltà legate soprattutto alle competenze erano riusciti a far partire i progetti. E che ora si trovano nell’assoluta incertezza di quali saranno le fonti finanziarie promesse dal Governo a copertura dei progetti».
Il provincia l’impatto dei «tagli» potrebbe essere devastante: 62 milioni di euro. Di questi 30 milioni sono relativi a progetti di rigenerazione urbana, 18 per progetti di valorizzazione del territorio ed efficientamento energetico, 3 riguardano la gestione di beni confiscati alle mafie, 10 progetti per il potenziamento dei servizi e le infrastrutture sociali di comunità.
E ti pareva che non fosse proprio Gela a pagare uno dei prezzi più alti del colpo di forbice? Cancellati dalla revisione operata dal Governo 6,52 milioni di euro, di cui 5,4 per progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale. Non da meno Niscemi, che secondo i dati del Pd, su un totale di 8,96 milioni di euro di decreti di finanziamento ne vede definanziati 7,79 ovvero l’87 per cento; e Riesi, che su un totale di 6,7 milioni destinati al territorio, ne vede definanziati quasi il 90 per cento. In totale su 134,39 milioni di euro attratti nel territorio della provincia di Caltanissetta, vengono meno 61,97 milioni di euro, ovvero il 46 per cento dei finanziamenti. Con percentuali di taglio bulgare proprio nel sud del libero consorzio comunale di Caltanissetta. Non meglio va nel capoluogo che su un totale di 32,83 milioni di euro il Governo ne taglia 24,71 ovvero il 75 per cento.
«Preoccupazione – scrivono Bufalino e Li Calzi – anche per il rischio prossimo di definanziamento del target su Ospedali e Case di Comunità e sulle centrali operative di telemedicina, che potrebbe impattare sul territorio. E ancora, la riduzione degli obiettivi, in una misura che ancora nei documenti nazionali non viene specificata, da raggiungere per la riqualificazione di edifici scolastici, per le fognature e gli impianti di depurazione».
«Quello che più di tutti preoccupa è il silenzio del governo Schifani che vorrebbe “scaricare” sui Comuni l’onere di difendere i progetti, accettando la promessa del Governo Meloni di rifinanziarli sulle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione. Risorse che devono invece servire a finanziare nuova progettualità del territorio».
«Le parole del governo regionale – affermano i vertici Pd – sul rifinanziamento dei progetti esclusi attraverso i fondi di sviluppo e coesione sono irricevibili. La dotazione Fsc per la Sicilia non è un regalo di Roma nè una conquista di Palazzo d’Orleans: sono risorse nazionali che servono a finanziare nuovi investimenti necessari per lo sviluppo del territorio: usarle per rifinanziare interventi eliminati dal Pnrr vuol dire ammettere di tagliare la Sicilia e i nostri territori fuori dal Pnrr».
«Per questo – concludono – staremo molto vigili sugli accordi bilaterali tra Governo e Regione sulla riprogrammazione del Fsc affinché non sia fatto maldestramente il gioco delle tre carte per rifinanziare al territorio quello che è stato tolto utilizzando risorse che sono già del territorio».