Gela: paura nell’ex lido Eden, colonia di stranieri rischia di rimanere in trappola nel fuoco
di Redazione
Alle 17.30 l’inferno si materializza nel salotto della Movida, il lungomare. Prima una coltre di fumo che si alza sospetta dal rudere del Lido Eden. Poco dopo, turisti in spiaggia, clienti dei bar, passanti, vedono una lingua di fuoco minacciosa levarsi verso il cielo da una grossa palma. Dal di dentro è ancora peggio: una colonia di extracomunitari, per lo più ragazzi provenienti dal Bangladesh, ambulanti senza fissa dimora, che hanno eletto domicilio in quel caseggiato pericolante, scappano come topi per paura dell’irreparabile. «Pare – racconta qualcuno – stessero provando a cucinare qualcosa, quando il fuoco è sfuggito di mano». Avrebbero provato a gettare dell’acqua, ma poi non hanno potuto far altro che scegliere l’extrema ratio: la fuga. Rischiavano di rimanere in trappola tra fiamme e fumo tossico.
Quando arriva la torupe di Today 24, la seconda autopompa dei Vigili del fuoco sta ancora varcando la zona teatro dell’incendio: c’è concitazione tra gli operatori. Uno di loro ci invita a stare lontani, il timore che all’interno del vecchio lido ci sia del materiale altamente infiammabile, delle vecchie bombole di gpl che possono espldodere è più che concreto. La Polizia municipale è già sul posto e su indicazioni del caporeparto dei pompieri, chiude la strada.
«Abbiamo visto tutto – racconta un bagnino – il fuoco partire dalla grande palma, poi l’arrivo dei pompieri, nel giro di pochissimi minuti». Le operazioni di spegnimento si rivelano molto colplesse. Il fronte del fuoco interessa almeno tre punti del vecchio lido: a sud, lato mare, dove un tempo forse c’erano le cucine, al centro, dove si stagliava la piscina e verso ovest om prossimità del caseggiato degli uffici – reception. Un tempo il lido era una delle perle del litorale. Quando i gestori vi ricavarono un area ristoro, prototipo visionario degli attuali «pasta espresso», lì, allo Spaghetti House, si ballava e si consumavano degli ottimi primi piatti. E furono parecchie le celebrità a consumare una cena in riva al mare, soprattutto artisti che si esibivano proprio in spiaggia, sul palco. Era la Gela dorata di fine anni Ottanta: il New Gold Dream che di lì a poco sarebbe stato bruscamente interrotto da pagine buie di violenza e terrore.
Sul posto arriva una pattuglia della squadra Volante del commissariato. Un agente inizia subito a filmare la scena mentre i Vigili del fuoco fanno scorrere altre manichette verso i vari fronti del vasto incendio.
I «residenti», tutti ragazzi dell’estremo oriente, alcuni in jeans, altri con addosso la classica casacca sahri, sgomberano la zona portando via i loro poveri averi: una rastrelliera con dei palloncini da vendere durante le feste e nei fine settimana, rotoli di monili e cianfrusaglie che espongono nei loro banchetti sul lungomare. Dal piazzale una vecchia Mercedes Benz, l’auto della comitiva, sbuca carica fino al tetto di altre cianfrusaglie.
Da stanotte saranno ancora più senza tetto che in passato.
Partono le indagini, gli agenti devono capire e riferire alla Procura, cosa sia realmente successo. Da dove e perché l’incedio sia partito. Un rogo che poteva avere conseguenze terribili per gli stranieri presenti all’interno, i quali hanno seriamente rischiato di rimanere intrappolati come topi.
Quando, finalmente, intorno alle 18.30, l’incendio è sotto controllo, il fumo ha oramai invaso un intero tratto del lungomare, dal Pontile alla rotonda ovest. La gente si allontana, nella coltre grigia di fumo si intravedono solo le sagome di poliziotti, pompieri e agenti della municipale impegnati sul fronte del rogo.
I titolari del locali imprecano sommessamente temendo di vedere andare in fumo una serata che prometteva bene. Sulle loro teste, sulle auto in sosta, piovono lapilli.
«Speriamo bene – attacca un ristoratore – adesso ci rimbocchiamo le maniche e ripuliamo tutto. Cerchiamo di accogliere i clienti e fare in modo che non vi siano disagi. La cosa più importante e che quei poveri ragazzi siano in salvo e nessuno sia rimasto ferito».