Niscemi: la musica della tradizione siciliana, storie e rime degli ultimi cantastorie
di Alberto Drago
Ha regalato emozioni agli appassionati di musica folcloristica lo spettacolo “Voci e suoni di Sicilia – Cantastorie, zampognari e cantanti folk” promosso dall’Associazione “Gli ultimi cantastorie di Sicilia” di Ragusa. Lo spettacolo, tenutisi in piazza Vittorio Emanuele, aveva il patrocinio di Regione Siciliana, assessorato per il Turismo e Spettacolo e del Comune di Niscemi. Una serata dedicata ai canti popolari presentata da Franco Occhipinti. In apertura il chitarrista Salvatore Drago ha eseguito due brani introduttivi allo spettacolo, ovvero. la marcia turca di Mozart e “Si maritau Rosa”.
Hanno calcato poi il palcoscenico il maestro Tanino Preti che ha accompagnato al pianoforte il cantautore e paroliere niscemese Raffaele Ferrato, il quale ha recitato e cantato il brano di cui è autore “Niscemi bedda Niscemi mia” ed ha eseguito i canti dialettali tradizionali e noti intitolati “Lu focu di la pagghia, mi votu e mi rivotu, Vitti na crozza e paisà”.
Brani quest’ultimi sui quali il maestro Tanino Preti con degli interventi introduttivi ha spiegato al pubblico l’interpretazione che Rosa Balistreri conferiva al brano “Mi votu e mi rivotu”, il vero significato triste che storicamente hanno ispirato le composizioni delle celebri canzoni “Vitti na crozza” melodicamente allegra ma contenente il racconto di un teschio che si fa promotore di una forte denuncia sociale, riguardante determinate usanze della chiesa cattolica di un tempo e di “Paisà”, il cui testo è dedicato al fenomeno dell’emigrazione.
A seguire si sono esibiti due degli ultimi 7 cantastorie e cuntastorie rimasti dell’isola rispetto ai 120 circa del passato, ovvero Luciano Busacca e Rocco Chiolo di Ragusa, i quali in perfetto abbigliamento folcloristico siciliano, hanno illustrato con i cartelloni tradizionali, cantato e raccontato in dialetto musicandoli con la chitarra, l’armonica e lo scacciapensieri (u Marranzanu), le storie della Cavalleria rusticana e di Salvatore Giuliano che tanto hanno appassionato intere generazioni popolari dell’isola.
Uno spettacolo per buongustai della cultura e tradizione folcloristica siciliana che non ha mancato di affascinare e di trasportare il pubblico indietro nel tempo, facendogli rivivere personaggi del passato protagonisti di storie passionali e drammatiche raccontate dai due cantastorie ragusani, rimasti fra gli ultimi di una generazione di poeti ambulanti che purtroppo sembrano destinati ad estinguersi.