Gela: «Candidatura di Crocetta spinta dal popolo». Lauretta testimonia al processo Montante
di Redazione
«La candidatura di Rosario Crocetta a presidente della Regione fu voluta dalla gente comune, dal popolo. Erano i cittadini a chiedere la sua candidatura e dai cittadini arrivarono anche i contributi». Lo ha detto Loredana Lauretta, citata come teste nel processo Montante che si svolge a Caltanissetta e vede imputati, oltre all’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, anche politici e rappresentanti delle forze di polizia. Tra questi anche l’ex presidente della Regione ed europarlamentare del Pd.
«Per le regionali – ha detto Lauretta – ho presieduto il comitato elettorale che aveva la forma dell’associazione. Dei contributi elettorali mi occupavo io. Era la terza campagna elettorale che facevo perché avevo seguito Crocetta anche per le comunali e le europee. La candidatura di Crocetta fu molto strana: mentre quella delle Europee, nel 2009, fu quasi imposta dalla popolazione, quella delle Regionali non era messa in conto. Tutti i fine settimana Crocetta rientrava dal Parlamento europeo e faceva attivamente segreteria politica nella sua città. Dal mese di maggio in poi tutti i fine settimana era un viavai di gente comune, mai imprenditori, di diverse province, dove nascevano comitati spontanei, anche di partiti diversi, che facevano pressione per candidarlo. Non ci fu una vera e propria campagna elettorale fino a fine agosto quando fu annunciato che era candidato».
«Appena si seppe la notizia – racconta l’ex responsabile del comitato elettorale di Crocetta – fu una specie di festa del popolo. Mentre nelle occasioni precedenti lui era candidato per altri partiti, questa volta si era deciso di creare un movimento politico e un proprio comitato. Noi abbiamo ricevuto bonifici di 10 euro, di 100 euro, di persone comuni. E i contributi arrivavano con assegni e bonifici, così come previsto dalla legge. Tra gli imprenditori c’era chi dava 1000 euro di contributo, chi 10 mila euro. Il signor Turco diede 5 mila euro. Catanzaro non versò neanche un centesimo per la campagna elettorale. Gli imprenditori – ha aggiunto la teste – avevano interesse a elargire contributi anche perché scaricavano dalle tasse».
Tra gli imputati del processo gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco.