Gela dalla parte di Giulia, contro la violenza di genere. Vittima racconta l’incubo vissuto
di Desideria Sarcuno
«Lo sapevamo già», è stata la risposta di tutte le donne a seguito della tragica vicenda di Giulia Cecchettin, giovane uccisa dal suo ex fidanzato. Per giorni, col fiato sospeso, abbiamo nutrito speranza nei confronti di una ragazza che poteva essere sorella, amica, ognuno di noi. Si è sperato in un finale diverso, ma la trama ci era fin troppo familiare. Alla fine l’epilogo, il dolore, lo sconcerto. È quasi certo che se una ragazza scompare nel 2023, il suo fidanzato o ex, o marito, ha a che fare con la sua scomparsa. Quasi lo diamo per scontato.
Forse, perché si tratta di una prassi ben consolidata nel nostro sistema. La fidanzata scopre un tradimento, o è più in gamba del partner suscitandone gelosia e chi ne ha più ne metta. La casistica, purtroppo, è assai vasta.
Eppure, i tempi della famiglia patriarcale e della donna soggetta al marito o partner che sia, sono finiti da un pezzo. Dagli anni Sessanta e poi a seguito della riforma del diritto di famiglia del 1975, è stato messo un punto a una concezione gerarchica e autoritaria, che vedeva l’uomo al centro del nucleo familiare e gli altri componenti costretti a subire le sue scelte.
Nonostante i tanti passi in avanti, in molti ancora oggi si arrogano il diritto di decidere e di agire sulla donna, come se questa non contasse nulla. Nel caso di Giulia, la sua unica colpa è stata quella di dedicare attenzione e premura a un ex ragazzo che non ha saputo accettare un no. Ma da che mondo è mondo, no vorrà dire sempre no. Fin dalla prima infanzia, alle ragazzine viene raccomandato di “stare attente”, i genitori più apprensivi regalano spray al peperoncino alle figlie e male non fanno, dati i tempi. Il problema tuttavia, sta proprio alle radici di una pianta malata, che è cresciuta sul terreno di una cultura definita dello stupro. Bisognerebbe educare i figli al rispetto e all’amore verso il prossimo, piuttosto che “ad evitare” di vestirsi in un certo modo.
Non è un abito o un atteggiamento disinvolto a giustificare una violenza, perché viviamo in una società libera in cui ognuno ha il diritto di esprimersi, essere chi vuole essere. Ma così come il buio esiste la luce, ed è proprio per questo che realtà come l’associazione di volontariato Diritto e donna, quotidianamente scende in campo per le donne e con le donne, allo scopo di tutelarle e farle sentire al sicuro. Tale realtà nasce nel 2021 su impulso di Carmela Morinello, presidentessa dell’associazione. Ad affiancarla diversi professionisti, tra cui la psicologa Sabrina Quintiliano, l’avvocato Riccardo Lana, la dottoressa Walkiria Argento, l’avvocato Valentina Lo Porto e molti altri.
Proprio nelle scorse settimane, sono stati diversi gli incontri promossi dall’organizzazione per sensibilizzare soprattutto i più piccoli, e far conoscere loro le insidie di questo mondo. La partecipazione è stata a dir poco sorprendente, bambini e bambine di diversi istituti, tra cui la «Giudici», hanno manifestato il loro interesse verso un tema tanto delicato quanto difficile da spiegare. Durante uno degli incontri, una di loro, timidamente ha chiesto di poter inserire tra le materie annuali, anche l’«Educazione emotiva», segno che la loro sensibilità è di buon auspicio per le donne e gli uomini che diverranno.
Con l’aiuto dei volontari, tante donne hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare. A dare la sua testimonianza, è stata una donna vittima di stalking, la quale ha raccontato degli abusi subiti e delle ansie che ancora oggi la affliggono a causa dei trascorsi con il suo ex partner. L’ha fatto con la voce spezzata e visibilmente in difficoltà, ma con un coraggio disarmante.
Dall’inizio dell’anno ad oggi, sono state uccise ben 107 donne.
La violenza può assumere forme diverse, ma in nessun caso è giustificabile. Parlarne non sarà mai abbastanza, non fin quando le donne continueranno a sentirsi in ansia a camminare da sole in strada la sera. La violenza di genere non è un mito, ma una verità che ancora oggi fa male, uccide, stupra.
Basta silenzi, è il momento di fare rumore.
Per Giulia. Per tutte le vittime di violenza.