Gela: ospedale tra luci e ombre, secondo il report dell’Agenas è tra gli 8 peggiori d’Italia
di Redazione
L’ospedale «Vittorio Emanuele» di Gela, inserito tra i «peggiori» d’Italia secondo quanto riportato oggi dalle principali fonti di agenzia (AdnKronos, Ansa) che stanno realizzando approfondimenti dopo la tragedia avvenuta al «San Giovanni Evangelista» di Tivoli, presidio coinvolto questa notte in un incendio nel quale sono deceduti tre pazienti. Lo spunto – secondo quanto riportato dalle agenzie – è offerto dal monitoraggio eseguito dall’Agenas, agenzia nazionale per i servzi sanitari regionali, che nell’ottobre scorso aveva presentato un dettagliato report. L’ospedale di Tivoli, assieme ad altre 8 strutture sanitarie, era finito nella lista dei meno performanti del Paese. Lista che annovera anche due ospedali siciliani, appunto il «Vittorio Emanuele» di Gela e il «Vincenzo Cervello» di Palermo.
Il report, presentato due mesi fa, è uno strumento di valutazione a supporto di programmi di audit clinico e organizzativo. Il lavoro di Agenas ha fotografato la performance degli ospedali del servizio sanitario nazionale, nel 2022, mostrando le luci e le ombre. La struttura laziale, nella quale è avvenuto l’incendio della scorsa notte, era finita sotto la lente di ingrandimento dell’agenzia nazionale e inserita con altre 8 tra i «peggiori».
«Ospedali che non avevano ottenuto una valutazione sufficiente», precisa l’Agenas. Sono presidi sanitari che più volte hanno fatto registrare standard di qualità molto bassi. Insieme al «San Giovanni Evangelista figurano» di Tivoli, infatti, figurano l’«Umberto I» di Nocera Inferiore, il «Luigi Curto» di Polla, l’«Immacolata» di Sapri, il «Vittorio Emanuele» di Gela, il «Cervello» di Palermo, lo «Stabilimento Ospedaliero» di Sanremo e il «Santi Pietro e Paolo» di Borgosesia. L’indagine, va detto, offre un’istantanea parziale, poiché 436 strutture sono risultate «non classificabili», in quanto hanno avuto un livello di attività così basso che non è stato possibile sottoporle a valutazione.
Al di là delle fredde valutazioni dell’agenzia, che possibilmente si limitano all’esame di indicatori e modelli statistici, trascurando alcune eccellenze che operano nell’ospedale di Gela e negli altri finiti nella lista dei fanalini di coda della Sanità italiana, varrebbe la pena considerare le condizioni attuali del «Vittorio Emanuele», bisognoso di medici, infermieri e nel quale le unità operative vengono depotenziate o accorpate.
Argomenti che meriterebbero la massima attenzione da parte di chi si accinge a presentarsi alla città per governarla nei prossimi cinque anni.