Gela, dalla parte delle persone fragili Un centro contro la violenza di genere
di Redazione
Presentato alla città, nel pomeriggio di oggi, il centro antiviolenza, ambizioso e meritorio progetto che diverrà pienamente operativo nel maggio prossimo. Nei locali dell’ex educatorio «Regina Margherita», dove avrà sede la struttura, sono intervenute Valeria Grasso, presidente nazionale dell’associazione Contra, ente morale che promuove il progetto, la vicepresidente, Linda Moceri e la responsabile provinciale, Elena Cremone. Per le istituzioni c’erano il sindaco, Lucio Greco, che ha portato i saluti della città e plaudito all’iniziativa e Salvatore Collura, commissario regionale dell’ex Ipab (oggi Assap) Educatorio Regina Margherita.
Ridurre il progetto a semplice centro ascolto sarebbe una deminutio. Il nuovo centro sociale sarà sì prevalentemente un luogo protetto, nel quale vittime di genere, minori, persone in difficoltà troveranno un aiuto, ma al contempo anche sede di corsi nei quali le persone fragili o con storie di violenza possono imparare, acquisire nozioni utili (difesa, educazione economica e bancaria) per la loro vita «oltre» l’episodio o la problematica che li ha colpiti e che hanno dovuto affrontare.
«Ci sarà un team di supporto – dice Elena Cremone, insegnante, neo referente provinciale – composto da psicologi, pedagogisti, avvocati e altre figure idonee ad affrontare i vari casi che si porranno. Bullismo, dipendenze, fragilità, disagio domestico sono purtroppo problemi all’ordine del giorno».
C’è un prima e un dopo rispetto al punto di non ritorno, dal quale scaturisce poi l’applicazione delle misure di contrasto della violenza di genere, note come codice rosso: è proprio in questi frangenti che un centro di sostegno quale quello progettato da Contra può essere efficace se non decisivo.
La struttura, che nasce anche con il sostegno di Lions Club donne e il Kiwanis, sarà tra le più complete e importanti del Meridione.
Non solo casi limite ma anche un ausilio alle persone in difficoltà, donne o uomini, i quali ad esempio vivono da soli e con minori a carico e non possono assolvere a piccole emergenze, andare da medico, sbrigare una faccenda (seria). Si pensi alle mogli di detenuti. Rivolgendosi al centro troveranno un ausilio, potranno lasciare i loro figli per qualche ora e assolvere in tranquillità all’urgenza.
Oppure quelle donne che hanno subito un trauma o una brutta lite domestica e cercano rifugio per qualche ora o giorno, magari valutando se ricorrano i presupposti del codice rosso. Al centro ascolto potranno rimanere per brevi periodi e avere protezione.
«Dalla parte – dice Cremone – delle persone fragili, di chi, magari, a un certo punto della propria esistenza, si trova a dover affrontare una difficoltà di coppia, un episodio di violenza, o viene bullizzato a scuola. Troverà una porta aperta e persone qualificate, pronte a dare una mano, nel più assoluto anonimato».