Gela aveva il suo «Pireo»? Ipotesi realistica dopo la scoperta fatta da un pescatore
di Redazione
È se la Gela greca avesse avuto un grande porto? Sicuramente esisteva un approdo per i mercantili in rotta dalla fiorente città siciliana al su delle penisola balcanica. Lo testimoniano le antiche vestigia, migliaia di reperti recuperati durante le campagne di scavo e, soprattutto, i tre relitti presenti nei fondali a poche centinaia di metri dalla costa di Bulala. Uno di essi sarà protagonista indiscusso del Museo dei Relitti, già completato dalla Regione e in fase di allestimento. E ancora dal mare potrebbe arrivare una nuova importante scoperta archeologica. E se a Gela ci fosse stato una sorta di Pireo, un grande porto? A porre l’interrogativo, con tutte le cautele e i virgolettati del caso, è un serio cittadino gelese, pescatore e appassionato di mare. Nei giorni scorsi ha preso carta e penna e inviato una segnalazione alla soprintendenza del Mare di Palermo. Anni fa, mentre era impegnato in una battuta di pesca subacquea, ebbe una visione. A poche centinaia di metri dalla spiaggia, si imbatté in uno strano e sorprendente muraglione subacqueo. Che fosse un muro o i resti di un antico porto lui non lo sa. In un paio di occasioni, solo quando la corrente e favorevole, queste antiche vestigia appaiono. Non è certo il mistero dell’antica Atlantide, solo un gioco di flussi e correnti subacquee, che sposterebbero i banchi di sabbia coprendo o rendendo visibile il muro.
«Ma il particolare che mi colpì – racconta Di Natale nella sua lettera alla Soprintendenza – fu la caratteristica di quei massi sottomarini: erano molto simili ai blocchi d’arenaria che compongono le mura greche del parco archeologico di Caposoprano».
Lui, semplice pescatore di polpi, tempo fa voleva tornare a immergersi e cercare il misterioso muro antico, fotografarlo.
«Ma forse – scrive – è meglio che mi faccia da parte e siate voi tecnici a valutare e decidere». La segnalazione è stata acquisita in Soprintendenza. Il funzionario a capo dell’Unità 2 ha chiesto ulteriori notizie, una cartografia, pure approssimativa, dalla quale si possa ricavare il punto di avvistamento delle presunte antiche vestigia. Di Natale ha provveduto a inviarla pochi giorni addietro. Adesso si attende una risposta, magari una prima immersione, per stabilire la fondatezza del ritrovamento. Che l’antica Gela avesse un suo «Pireo» non è certo, ma sicuramente quest’area non smette di sorprendere ed entusiasmare per la bellezza dei suoi antichi «tesori».