Gela: pronto a dire messa al parco, lo sbotto del prete. In linea con la Cei. Pagano: «Decisione inaccettabile»
di Redazione
Gela, Piazza Armerina, Roma. Il disagio è ovunque, fuori ma soprattutto al di qua dei portali delle nostre chiese. Sono passate 24 ore dalla conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, una doccia d’acqua gelata e tutt’altro che santa per la comunità religiosa e per i credenti. Non bastano le aperture di queste ore e il mezzo passo di lato del premier («Studieremo protocollo per messe in sicurezza»), tardivo e in linea con quanto dichiarato dal ministro degli Affari interni, Luciana Lamorgese, nella sua intervista all’Avvenire, appena quattro giorni fa. Parole che poi non hanno trovato riscontro nei fatti, ovvero, nel decreto firmato ieri da Conte e dal ministro per la Salute, Roberto Speranza.
E la chiesa locale cosa fa? Il vescovo, Rosario Gisana, assieme agli altri presuli italiani, affida il pensiero della Chiesa a un documento critico, diramato ieri sera, non appena i riflettori della conferenza stampa di Palazzo Chigi si erano spenti e il disappunto della Cei veniva messo nero su bianco.
«Per quel che mi riguarda – ci riferisce un sacerdote – il 4 Maggio sono pronto ad andare in un luogo pubblico a dire messa. Se è il caso anche al parco, visto che sarà aperto. La mia, ovviamente, è una provocazione. Ma credo sia naturale che la Chiesa passi all’azione, a una Fase 2, come riportato dal documento dei vescovi. Bisogna organizzare la vita della comunità cristiana nel rispetto delle misure disposte, ma anche nella pienezza della propria autonomia».
E se la chiesa prova anche il dialogo con i prefetti pur di riaprire i luoghi di culto (vedi il caso dell’Arcidiocesi di Milano), anche dalle nostre parti ci sono reazioni e prese di posizione.
Come quella del deputato Alessandro Pagano, parlamentare tra i più vicini alle posizioni della Chiesa. Sulla Cirinnà, nel 2015, ruppe con il suo ex partito e aderì alla Lega, per evidente incompatibilità tra la sua sensibilità di cattolico impegnato e quelle della norma che aprì la strada alle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso.
E neppure sul «muro» di Conte alla Chiesa, Pagano, vuole tacere.
«Inaccettabile – dice – la decisione del governo Conte di alzare barricate davanti alla legittima e condivisibile richiesta della Cei di aprire, con tutte le dovute attenzioni alle prescrizioni di tipo sanitario, le chiese per le funzioni religiose. Il governo ha simulato un dialogo con la Conferenza episcopale italiana e poi ha chiuso le porte, senza dare certezze né motivazioni plausibili sulla riapertura ai fedeli dei luoghi di culto».
«Incomprensibile – spiega il parlamentare della Lega – che questo governo apra a tutto, fino anche alle corsette nei parchi, e le visite nei musei, ma neghi la libertà di culto a milioni di fedeli, privandoli di partecipare alla Messa domenicale. O forse è fin troppo comprensibile la sua natura anticristiana, radical totalitaria e illiberale. La decisione del premier Conte va ben oltre la richiesta di sacrificio e sfocia in un’ingiustizia sociale inaccettabile, che viola i dettami stessi della nostra Costituzione. Finito il bluff, la credibilità del governo Conte è sotto zero».
Insomma i fedeli che nel bus potranno entrarci, pur stando seduti a posti alterni, e nei bar potranno entrare anche se prendendo un caffè che poi berranno fuori, chiedono anche di essere liberi di pregare. Magari con mascherina e guanti. A banchi alterni. Ma lo chiedono, fermamente.