Gela, Argo e Cassiopea decisivi nella strategia del gas. Lo dice Nomisma al Foglio
di Redazione
«Per la prima volta dopo vent’anni, l’anno prossimo la produzione nazionale di gas naturale invertirà segno. I giacimenti italiani hanno contribuito al fabbisogno energetico nazionale con poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas nel 2023: erano quasi 26 miliardi nel 2004. Un lento e costante declino che segnerà un’inversione di tendenza grazie all’avvio dell’estrazione dal giacimento Argo Cassiopea, al largo delle coste di Gela, annunciato da Eni, che opera in joint venture con Energean. In proporzione a quanto prodotto oggi il contributo sarà notevole, pari a circa il 50 per cento, perché una volta entrata a regime l’estrazione nell’offshore siciliano dovrebbe contribuire a immettere nella nostra rete nazionale fino a 1,5 miliardi di metri cubi l’anno. Un miliardo di metri cubi di gas con i prezzi attuali vale 400 milioni di euro: in Italia ce ne sono almeno 30 miliardi sviluppabili a cui mancano le autorizzazioni», lo dice Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, in un’intervista rilasciata al Foglio.
«Lasciarli sottoterra è un delitto economico: l’economia è fatta per l’allocazione ottimale delle risorse, mentre noi esportiamo denaro per importare energia che potremmo produrre nel nostro territorio». Paradossalmente fu l’allora ministro del M5S Sergio Costa, espressione di un partito che si è strenuamente opposto all’estrazione di fossili, a prorogare la valutazione di impatto ambientale e firmare un protocollo d’intesa con l’ad dell’Eni Claudio Descalzi nel 2019. «Il ritardo è dovuto alla complessità della politica italiana – commenta Tabarelli – non dimentichiamo la riforma del Titolo V che nel 2001 ha dato i poteri alle regioni in tema di energia: queste sono le conseguenze. Il gas che da lunedì viene estratto – dopo diciotto anni d’attesa – arriva da uno dei quattro pozzi sottomarini perforati nei mesi scorsi a largo di Gela, viene trasportato tramite una linea sottomarina di 60 chilometri fino all’impianto di trattamento nell’area industriale gelese e dopo viene immesso nella rete nazionale.
«Per la produzione domestica, che l’anno scorso ha raggiunto il minimo dal 1954, è una buona notizia», continua Tabarelli.
«Lo è anche per il Sud, che si conferma il principale luogo di produzione di energia per il paese. In Sicilia, in particolare, gas e petrolio sono dentro al sistema economico: con le sue raffinerie l’isola è il principale centro di destinazione del petrolio, mentre grazie ai collegamenti di Mazara del Vallo con Tunisia e Algeria e di Gela con la Libia è al centro del transito del gas».
Dalle royalties arriveranno soldi anche ai comuni.
Il tesoretto che Eni garantirà a Gela, Licata e Butera è di circa 15 milioni di euro. di royalties che – sono
«Una sicura boccata d’ossigeno – per Nuccio di Paola e Angelo Cambiano, parlamentari grillini all’Ars – che arriva in un periodo molto complesso per le casse comunali».