Gela: donna muore nella notte, i familiari decidono di donare i suoi organi. Dal dolore la speranza e la vita
di Redazione
Una donazione di organi è stata compiuta la notte appena decorsa all’ospedale «Vittorio Emanuele» di Gela. Segno chiaro e inequivocabile che la fabbrica della generosità non chiude i battenti neanche durante l’emergenza Covid 19. Protagonisti di questa storia di generosità sono una pensionata di 82 e suoi familiari. La donna, dopo quattro giorni tra la vita e la morte, nell’unità per intensivi, è spirata nella notte. Ma grazie alle sue ultime volontà e alla grande generosità dei familiari, prima di lasciare gli affetti più cari ha potuto compiere un ultimo grande gesto: donare il proprio fegato a pazienti che ne hanno bisogno, che magari da anni sono in lista d’attesa. Non è stato possibile procedere con altri prelievi in considerazione dell’età avanzata. Ma il prezioso fegato, in perfetta funzionalità organica, è già in viaggio a bordo di un jet dell’Aeronautica Militare, diretto a Modena, dove verrà trapiantato a pazienti che da tempo sono in lista di attesa.
La staffetta con Comiso si è resa possibile grazie alla collaborazione del 118. L’intera catena di comando è stata gestita con il coordinamento del Ctro (centro regionale Trapianti Operativo).
Così, da una storia di tristezza e dolore, come la morte di un familiare, può accendesi una luce di speranza per uno o più malati (un fegato può essere sufficiente anche a due trapianti). A dare l’assenso al prelievo organi sono stati i nipoti della donna deceduta, che era vedova. E in famiglia era un punto di riferimento per rettitudine e generosità. Una sorta di testamento del cuore il suo. Nel momento del dolore più lacerante è stata scelta la vita che continua, la vita che dona. Non c’è gesto d’amore più grande e più doloroso.
Il prelievo è stato eseguito dall’equipe dell’Ismett, giunta nella notte da Palermo. La paziente era in ospedale da quattro giorni. La direzione sanitaria ne aveva accolto il ricovero per motivi d’urgenza: pur essendo quella di Gela una struttura di Rianimazione Covid si era di fronte a una donna in condizioni troppo gravi e instabile, bisognosa di cure urgenti. Non era trasferibile in elicottero, né ambulanza. Così è stato accolto il ricovero, assicurando comunque alla donna massime condizioni di sicurezza. Per quattro giorni l’equipe di medici e infermieri della Terapia intensiva ha fatto il possibile. Invano. L’emorragia devastante non ha lasciato scampo all’anziana. A quel punto i sanitari, ricevuto il consenso alla donazione, si sono impegnati, dando il massimo, per mantenere stabile il quadro clinico in attesa del prelievo d’organi che, come noto, può avvenire solo a cuore ancora battente: in presenza di un paziente clinicamente deceduto ma la cui funzione vitale non dev’essere del tutto compromessa. In caso contrario il prelievo non può essere eseguito.
L’accertamento del decesso è stato compiuto dall’equipe di Neurologia del «Sant’Elia», i cui sanitari sono arrivati da Caltanissetta. Poi sono entrati in sala operatoria i chirurghi dell’Ismet per cercare di dare compimento alle ultime volontà della famiglia. L’intero staff di Anestesia e Rianimazione, e tutti gli operatori, hanno lavorato per giorni nel tentativo di strappare la donna alla morte. E tutta la notte scorsa al fine di assistere l’intera catena della donazione.
Per far si che da un gesto doloroso potesse nascere vita e speranza.
E a questa famiglia gelese, alla memoria della loro familiare, non può andare che il ringraziamento e l’abbraccio. Non solo quello dei malati che grazie al prezioso organo potranno continuare a sperare in una vita normale. Ma anche dell’intera comunità gelese. Esempio di generosità, fin dalla prima ora, nella donazione di organi.