logo TODAY 24 Gela

Gela, Corte d’Appello restituisce beni per 45 milioni al re dei videopoker. Lo ritenevano «in affari con i Madonia»


di Redazione

cronaca
10 Ott 2024

Sono contenute in sette pagine le motivazioni della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catania, presidente Antongiulio Maggiore, consiglieri Loredana Pezzino e Salvatore Faro Faussone, con le quali è stata disposta la restituzione del patrimonio mobiliare e immobiliare ad Antonio Padovani, 72 anni. La Guardia di Finanza, su ordine dei magistrati, aveva proceduto alla confisca. Provvedimento emesso a conclusione del procedimento di prevenzione avviato dinnanzi al tribunale di Caltanissetta, riformato in parte dalla corte d’Appello e confermato poi dalla Cassazione nel 2016. Secondo i giudici etnei, che hanno accolto il ricorso dei difensori e la richiesta della procura generale, all’uomo non doveva essere confiscato il patrimonio perché, seppure condannato dal tribunale di Gela per intestazione fittizia di beni, era stata esclusa l’aggravante per finalità mafiosa. Nonostante ciò i giudici delle Misure di Prevenzione avevano individuato in Padovani un soggetto di rilievo strategico nella fornitura di macchine da gioco al gruppo criminale gelese che fa capo al boss in carcere Giuseppe «Piddu» Madonia.

Già nel 2004 il tribunale di Catania aveva rigettato la richiesta di misure di prevenzioni a carico di Antonio Padovani ritenendo “insufficienti” gli elementi dimostrativi della sua pericolosità sociale. Gli avvocati Baldassare Lauria e Laura Ancona con il loro ricorso hanno chiesto e ottenuto la restituzione dei beni perché a Padovani è stata applicata una norma entrata in vigore nel 2008 con il “pacchetto sicurezza”. Insomma è stata applicata una legge in forma retroattiva visto che l’intestazione fittizia dei beni sarebbe stata consumata fino al mese di ottobre del 2006. La sentenza della Corte di Appello di Catania non è stata impugnata ed è diventata definitiva.

Un impero formato da diverse società con le quali aveva avviato le sale scommesse in diverse parti d’Italia, ville, immobili e una Ferrari «F355» oltre ad una imbarcazione da 12 metri. Secondo il tribunale di Caltanissetta Padovani era da ritenersi in affari con le famiglie mafiose di Gela, per conto delle quali avrebbe investito diversi milioni nelle attività delle scommesse, tanto da essere stato condannato per intestazione fittizia delle relative attività. Padovani, all’epoca, era infatti un concessionario pubblico per l’apertura di sale scommesse telematiche in tutto il territorio nazionale. A distanza di dieci anni, il ribaltone. Secondo la Corte di Appello di Catania – che ora gli ha restituito il patrimonio – quella confisca non aveva alcuna “base legale”, dunque è stata illegittima. In questo modo è stata accolta la revocazione presentata dagli avvocati Baldassare Lauria e Laura Ancona e l’imprenditore Padovani può tornare in possesso dei suoi beni.

«Si tratta di un provvedimento – affermano i legali – che costituisce un precedente assoluto nel panorama giurisprudenziale italiano che sta emergendo sulla scia della causa dei fratelli Cavallotti che a suo tempo abbiamo introdotto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e che adesso vede il governo italiano sotto accusa per le pertinenti violazioni della Convenzione. Nei confronti del Padovani non poteva, a nostro avviso, essere disposta la confisca in relazione al fatto che le condotte poste in essere dal medesimo, a quel tempo, non assumevano rilievo ai fini delle misure di prevenzione patrimoniali. Infatti, soltanto nel 2008 con il primo pacchetto sicurezza il reato di intestazione fittizia, per il quale il medesimo era stato condannato, fu incluso fra le categorie di pericolosità sociale. In altre parole, la nuova disciplina normativa non poteva avere efficacia retroattiva».

«Naturalmente – concludono – ora attiveremo le consequenziali procedure risarcitorie per il grave danno subito dai nostri clienti dal congelamento delle loro attività per oltre un decennio».


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.