Gela: dolore e lacrime per Orazio Condorelli, l’ultimo addio nel pomeriggio con una messa in chiesa Madre
di Redazione
Un cuscino di rose a forma di cuore, il simbolo di un amore che neppure la morte riesce a separare. Nel pomeriggio una messa solenne in suffragio all’anima di Orazio Condorelli, il tecnico di 43 anni, deceduto nella fredda Bergamo, in piena emergenza Covid 19. Non c’era la bara, il lavoratore gelese era spirato in ospedale, stroncato dal nuovo coronavirus, dopo che i medici avevano sperato in un miglioramento del quadro clinico, tanto da ipotizzare il trasferimento da un Covid Hospital a un centro per non intensivi. Poi Condorelli si è aggravato e non ce l’ha fatta. Il decesso risale a fine marzo. Esattamente due mesi dopo i familiari, la moglie i figli, hanno voluto ricordarlo con una celebrazione eucaristica in Chiesa Madre. La messa è stata officiata da don Luigi Petralia con al fianco il parroco della Matrice, don Vincenzo Mario Cultraro.
Rimane il dolore per una vita rubata dal Covid 19. E la vicenda umana di chi è costretto a trasferirsi per lavoro nelle regioni del Nord, per dare sostegno e futuro alla propria famiglia. E poi trova la morte, tanto ingiusta quanto assurda. A causa del virus che ha sconvolto il mondo nel giro di pochi mesi.
E che forse, con le nostre condotte troppo indolenti, forse sottovalutiamo.
Giusto ripartire, ma attenendoci alle regole. E senza dimenticare chi purtroppo questo virus ci ha portato via.
Orazio Condorelli era tifoso dell’Inter, appassionato di modellismo. La sua abilità nel creare riproduzioni metalliche era sorprendente: auto, moto, mezzi cingolati. Perfino una motoape, tra le creazioni che popolano la sua pagina Facebook. Ovviamente con i colori dell’Inter.
Quella stessa pagina che dal giorno della sua morte non ha smesso di rimanere viva, grazie all’affetto e al cordoglio che emerge nei tanti messaggi di amici e conoscenti.