Bambino rifiutato a scuola perché rientrava da un viaggio nel Nord Italia Oramai è psicosi Coronavirus
di Redazione
Discriminato a scuola perché tornava da Cremona, città nella quale aveva soggiornato recentemente con i familiari e che, come noto, ha fatto registrare una quarantina di casi positivi al CoVid 19. Oramai è psicosi Coronavirus e nei giorni scorsi, a farne le spese, è stato un bambino che frequenta la Primaria, quelle che un tempo si chiamavano elementari. A scuola qualcuno sapeva che era stato in viaggio e al suo rientro in classe è stato gentilmente invitato a ritornare a casa. Una vicenda che ha indotto le autorità sanitarie a fare chiarezza, tacciando come «assolutamente ingiustificata» la decisione di impedire al piccolo di prendere parte regolarmente alle lezioni.
«Sono pervenute – scrive Giuseppe Rizzo, dirigente dell’Ufficio Igiene dell’Asp – segnalazione di rifiuti di alunni, che per motivi diversi sono rientrati dal Nord Italia. Non – però – dalle aree a rischio. Ed è stato vietato loro l’ingresso a scuola. Considerato che le zone rosse, in atto, sono i comuni di Bertonico, Casalpusterlengo, Castiglione d’Adda, Castelgerundo, Codogno, Pombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini, Vò Euganeo, nei quali sono applicate le misure di isolamento in quarantena volontaria e monitoraggio dei sintomi e dell’applicazione delle linee guida ministeriali e isolamento di 14 giorni. Per alunni non provenienti dalle zone a rischio e/o che non hanno avuto contatti con la popolazione e sono del tutto asintomatici, si ritiene che l’ingresso a scuola è un atto dovuto».
Basta, dunque, discriminazioni. Si deve avere la serenità di accogliere le direttive degli esperti, in questo caso l’ufficio Igiene, unico deputato a tutelare la salute dei cittadini.
Ma la psicosi è oramai dilagante. E quello di Niscemi rischia di essere un altro caso. L’ennesimo. Destinato solo di fare altra confusione.