Cassa Integrazione, tempi lunghi. Allarme della Feneal Uil. De Martino: «Si rischia ulteriore frattura sociale».
di Redazione
L’ammortizzatore sociale lockdown. È la cassa integrazione in deroga che rischia di amplificare a dismisura il confinamento economico di famiglie e lavoratori. Il doppio passaggio, da Regione all’Inps e dall’Inps alle aziende che dovranno inviare il modello Sr 41 per il pagamento dell’ammortizzatore sociale, compromette la tempistica che slitterà di parecchie settimane rispetto invece alla Cassa Integrazione Ordinaria (gestione affidata direttamente all’Inps) che viaggia spedita con i relativi pagamenti che potrebbero essere in dirittura d’arrivo. La norma disposta dal legislatore che ha formulato due interventi di Cig (ordinaria e in deroga) determina una ulteriore spaccatura sociale tra lavoratori (e anche tra aziende) perchè una platea consistente di lavoratori riceverà il pagamento in tempi ragionevoli (l’Inps di Caltanissetta, ad esempio, ha messo in campo uno sforzo senza precedenti per rispondere alle istanze dei lavoratori), mentre un esercito nutrito di lavoratori, quelli rientranti nella Cig in deroga, dovrà attendere ancora paziente il mese prossimo (i primi pagamenti non verrranno erogati prima del 15 maggio?). In un clima di emergenza nazionale, sarebbe bastato un unico ammortizzatore sociale per chi era all’interno del sistema produttivo (imprese-lavoratori) che semplificasse e soprattutto rendesse immediatamente esigibile l’indennizzo a chi è costretto a rimanere a casa: tantissimi lavoratori improvvisamente, si ritrovano in situazione di disagio economico avendo perso il lavoro e non avendo altra possibilità di sostentamento. Il Covid-19 ha evidenziato anche la fragilità del mercato del lavoro in Italia perché i primi a pagare il prezzo della crisi innescata dal virus è stato il lavoratore dipendente precario che alcune volte ha garantito il lavoro solo per qualche settimana e il sistema di regole di protezione sociale diventa quasi una ulteriore discriminante. Quella stessa fetta consistente di lavoratori precari (difficilmente può lavorare in smart working) che contribuisce a tenere in piedi il nostro tessuto economico si ritrova, insieme a migliaia di lavoratori che vivono di collaborazioni occasionali, costretti a convivere con un assurdo e iniquo sistema di tutele e protezione sociale: senza stipendi e senza alternativa dalle nostre parti. Il virus è stato letale anhe in senso traslato per il lavoratore edile: la sveglia del mattino non suona più. Il Covid-19 ha bloccato le lancette di quell’ingranaggio secolare che scandisce la quotidianità dei lavoratori e del cantiere edile. Difficile vedere ammassati i lavoratori nei pressi di un cantiere o di un bar a sorseggiare il caffè prima dell’inizio dei lavori. C’è stato un esodo biblico, forzato e dettato dal Covid-19, di tantissimi lavoratori dai cantieri al domicilio di residenza.