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Il Maggio della Madonna

C’era una volta….


di Emanuele Artale

C’era una volta….
rubrica
2 Mag 2020

Così comunemente inizia una narrazione che vuole raccontare dei personaggi, descrivere un luogo, esplicitare un significato…così, in questo mese dedicato alla Madre di Dio, inizia la storia di un luogo mariano molto caro alla tradizione francescana, ai frati e ai laici che vivono il carisma di San Francesco: la Basilica S. Maria degli Angeli alla Porziuncola in Assisi.

Sicuramente, chi ha visitato Assisi ha avuto l’opportunità di entrare in questa grande Basilica che sorge nella frazione di S. Maria degli Angeli vicino alla stazione ferroviaria. All’interno di tale edificio vi è una piccola chiesetta dedicata alla Vergine chiamata “Porziuncola” edificata su una “piccola porzione di terra”. Personalmente, durante il Giubileo dell’anno 2000, ho avuto l’onore e la gioia di prestare servizio come volontario e quando i pellegrini visitavano questo luogo sacro si fermavano sotto la cupola per ammirare la bellezza e l’austerità di questa piccola chiesetta romanica che sulla soglia porta l’iscrizione “Hic locus sanctus est” cioè “Questo luogo è santo”.

La Leggenda maggiore di San Bonaventura narra: “È questo il luogo nel quale san Francesco, guidato dalla divina rivelazione diede inizio all’Ordine dei frati minori” (Fonti Francescane 1050) e “Questo luogo il santo amò più di tutti gli altri luoghi del mondo. Qui, infatti, umilmente incominciò; qui virtuosamente progredì; qui felicemente arrivò al compimento. Questo luogo, al momento della morte, raccomandò ai frati come il luogo più caro alla Vergine” (Fonti Francescane 1048).

Nella vita di San Francesco risulta fondamentale il ruolo della Madre di Dio, che si rende presente e si concretizza attraverso un luogo da visitare ma soprattutto da abitare: la Porziuncola. Questo ruolo materno accompagna Francesco nella sua ispirazione iniziale quando, all’età di 24 anni, decide di convertirsi a Dio riconoscendolo come unico Padre e, dinanzi al Vescovo Guido e alla folla, si spoglia dei suoi abiti restando completamente nudo. San Francesco custodisce l’amore della Madre di Dio lungo tutto il suo cammino, infatti, per ispirazione divina, fonda un “ordine di fratelli”. Quest’ ultimi decidono di seguire Cristo nella forma di vita della semplicità e della minorità. Lo stesso ruolo materno di Maria giunge a pienezza quando il Santo “pregò i suoi frati di trasportarlo in fretta a S. Maria della Porziuncola, volendo rendere l’anima a Dio là dove per la prima volta aveva conosciuto chiaramente la via della verità” (Fonti Francescane 507).

È Maria che invita Francesco d’Assisi a fare un cammino interiore di spogliazione di se stesso per riscoprire la paternità di Dio ed è anche Colei che guida i nostri passi verso quella basilica da abitare per scoprire la presenza del Re. Questa sollecitudine materna deve accompagnare il cammino di ogni uomo ma soprattutto i passi del popolo gelese che, in questo mese dedicato a Maria, compie il tradizionale cammino a piedi verso quella cappella intitolata alla “Madonna di Bitalemi”. Il ricorrere a quel sacro tempio, in questo periodo di prova, significa cercare rifugio e protezione in Colei che è Madre premurosa che sa intervenire nei momenti del pericolo e dello sbando. Ed è proprio a Maria che ci rivolgiamo in questo periodo difficile della nostra vita, perché attraverso la ricerca interiore possiamo metterci in cammino con serenità e vigore per poter abitare, ancora una volta, quel tempio della Chiesa dove risplende la presenza del Signore.


Emanuele Artale
Frate minore cappuccino dal 2004, sacerdote dal 2015. Ha compiuto la formazione religiosa come postulante nel convento di Ragusa, come novizio nel convento di Nicosia, postnovizio nel convento di Modica, studente di teologia presso la Facoltà teologica di Sicilia a Palermo. Dal dicembre 2015 espleta il suo servizio religioso nella casa circondariale di Gela, dove nel gennaio 2017 è stato nominato cappellano. Il vescovo, Rosario Gisana, lo scorso I novembre 2020, lo ha nominato vicario della parrocchia San Rocco di Gela.