«Fate questo in memoria di me»
di Emanuele Artale
La seconda domenica dopo la solennità della Pentecoste, quest’anno il 6 giugno, la Chiesa celebra la festa del Santissimo Corpo e Sangue del Signore (Corpus Domini). Tale ricorrenza è legata al sorgere delle devozioni eucaristiche, infatti, a partire dal 1110 in Francia e soprattutto nella diocesi di Liegi in Belgio nel 1246, fu istituita questa festa con lo scopo di affermare la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia in reazione alle tesi di Berengario di Tours, secondo il quale la presenza di Cristo non era reale, ma solo simbolica. Il papa Urbano IV, motivato dal miracolo eucaristico di Orvieto, l’11 agosto 1264 istituì la festa per tutta la Chiesa universale. La solennità del Corpus Domini, si collega al Giovedì Santo, giorno in cui Gesù nel rito della cena – che comandò di fare in sua memoria – diede il suo Corpo e il suo Sangue come sacrificio pasquale. È da quel comando “Fate questo in memoria di me” che la Chiesa celebra l’Eucarestia e riconosce nel pane e nel vino consacrato il suo Corpo e il suo Sangue come Presenza reale.
Francesco d’Assisi, nella I Ammonizione, collegandosi alle parole di Gesù “Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo” (Mt 28,20), spiega il suo pensiero e il suo amore per l’Eucarestia. Nel nascondimento del pane e del vino, Cristo stesso si rende presente in mezzo ai suoi fratelli e fa appello quotidianamente alla loro fede e alla loro risposta d’amore: “Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote…anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che è il suo santissimo Corpo e Sangue vivo e vero” (Fonti Francescane 144).
Attraverso la vista fisica, guardando quel pane e quel vino consacrato, possiamo mediante l’azione dello Spirito Santo, riconoscere la presenza di Gesù viva e vera: una presenza umile, silenziosa, discreta ma allo stesso tempo consolatrice, rincuorante, che rafforza la nostra esistenza e la invita ad un cammino verso il bene.
Come non ricordare il racconto di San Giovanni Maria Vianney a riguardo di un contadino che, ogni giorno e alla stessa ora, entrava nella chiesa parrocchiale e si sedeva nell’ultimo banco e guardava fisso il Tabernacolo. Il S. Curato d’Ars, incuriosito da quel modo strano di fare, dopo aver osservato quel suo parrocchiano per qualche giorno, gli si avvicinò e gli chiese: “Buon uomo…ho osservato che ogni giorno venite qui, alla stessa ora e nello stesso posto. Vi sedete e state lì. Ditemi: cosa fate?”. Il contadino, scostando per un istante lo sguardo dal Tabernacolo rispose al parroco: “Nulla, signor parroco…io guardo Lui e Lui guarda me”. E subito, riprese a fissare il Tabernacolo.
Ogni volta che adoriamo la SS.ma Eucarestia sperimentiamo il Suo sguardo d’amore su di noi e sulla nostra vita e allo stesso tempo possiamo entrare in comunione con Lui.
Quest’anno, anche se esternamente non avremo la gioia di incontrarci come comunità cittadina per la tradizionale concelebrazione in piazza San Giacomo e successivamente la processione eucaristica per le nostre strade, avremo sempre la gioia di incontrare Gesù nelle nostre chiese e comunità parrocchiali con la certezza che Egli è sempre con noi “sino alla fine del mondo” (Mt 28,20).