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INCHIESTA | Piacenza

Corruzione e appalti in Emilia, 11 indagati. Imprenditore di Gela in carcere


di Redazione

Corruzione e appalti in Emilia, 11 indagati. Imprenditore di Gela in carcere
cronaca
10 Feb 2022

Un “sistema corruttivo diffuso” che secondo le indagini andava avanti da anni, senza trovare resistenza e che ha riguardato i lavori pubblici e gli appalti in una parte del territorio appenninico piacentino, la Val Trebbia e la Val Luretta, con tre sindaci arrestati, due in carcere uno ai domiciliari, funzionari comunali e imprenditori coinvolti. Undici le persone finite nel provvedimento eseguito oggi dai carabinieri.

Tra i destinatari dell’ordinanza anche l’imprenditore edile gelese, Nunzio Susino, figura di rilievo dell’indagine: secondo la tesi dei carabinieri, sposata dai dai pm Emilio Pisante e Matteo Centini, sarebbe uno dei promotori dell’associazione a delinquere.

Un sistema posto in atto anche nel tentativo di mettere “le mani su Piacenza” come riportato nel titolo di un paragrafo dell’ordinanza di 700 pagine, firmata dal Gip Luca Milani. Indagato, a piede libero, è Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, accusato di corruzione e traffico di influenze illecite. Per la Procura avrebbe ricevuto 3.000 euro per aiutare un’azienda, attraverso i suoi rapporti con l’assessore comunale e collega di partito, Erika Opizzi, anche lei indagata e che nel tardo pomeriggio ha annunciato le dimissioni dalla giunta del capoluogo i centrodestra. Il carcere è stato disposto anche per un altro imprenditore, Maurizio Ridella. Poi due sindaci di Cerignale, Massimo Castelli, responsabile nazionale piccoli Comuni Anci nonché papabile candidato per il centrosinistra a Piacenza, e il primo cittadino di Corte Brugnatella, Mauro Guarnieri. Domiciliari per Roberto Pasquali, sindaco di Bobbio, e per un altro imprenditore e cinque tecnici comunali. Per la vicesindacoa di Zerba, Claudia Borrè, divieto di dimora nel comune. I fatti contestati vanno dal 2018 a oggi. I sindaci indagati sono stati destituiti dal prefetto. Al centro dell’inchiesta ci sarebbero presunti favoritismi su opere pubbliche, ipotesi di appalti cuciti su misura o gare bandite a lavori già fatti. Ma anche corruzione elettorale: in un caso, alle elezioni comunali del 2019, un imprenditore avrebbe consegnato somme di denaro agli elettori per far eleggere un sindaco, chiedendone prova con la foto della scheda elettorale.

«Questo sistema corruttivo – dice la procuratrice Grazia Pradella in conferenza stampa – ha attraversato tutti gli schieramenti politici e ha costituito un vero e proprio sistema, con ipotesi di corruzione elettorale. Ci sono sindaci eletti perché gli elettori sono stati pagati, un esempio classico di corruzione diffusa che andava avanti da anni senza che nessuno si fosse posto alcun problema».

Sono in corso approfondimenti, che potrebbero interessare anche le elezioni regionali del 2020, con riferimento alle preferenze per l’elezione dei consiglieri. La posizione di Foti, limitata a un capo di imputazione, è oggetto di accertamenti. La Procura chiederà l’autorizzazione alla Camera per poter utilizzare i dialoghi intercettati ai quali ha preso parte, ma non ha chiesto misure.

L’imprenditore di Gela Nunzio Susino, per l’accusa, gli avrebbe consegnato 3.000 euro “al fine di ottenere il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio” da parte dell’assessore all’Urbanistica Opizzi, per agevolare la stipula, a condizioni favorevoli per il privato”, della convenzione per la gestione di un parcheggio.

«Ce l’ha in mano lui la Opizzi… La Opizzi gli sta facendo preparare un documento (…) perché lui alla Opizzi le spiega lui cosa ci deve scrivere (…) La Opizzi ce l’ha messa lui lì», dice l’imprenditore durante una intercettazione registrata dagli investigatori nel maggio 2019.

Inoltre, “sfruttando la sua relazione di cointeressenza politica esistente” con Opizzi, Foti, per l’accusa, si sarebbe fatto indebitamente promettere da Susino il pagamento di somme di denaro “per se stesso o per il partito Fratelli di Italia, anche quale finanziamento della successiva campagna elettorale” quale prezzo “della propria mediazione illecita” verso la Opizzi e i funzionari comunali, affinché il Comune di Piacenza disponesse il mutamento di destinazione d’uso di alcuni terreni.


Redazione
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