Da Gela allo Zen, viaggio nelle periferie. Dove i clan sfruttano il disagio dei giovani
di Redazione
«Abbiamo deciso di avviare questa indagine sulla base delle preoccupazioni, espresse da diversi presidenti di tribunali per i minori, sull’altissima incidenza dell’evasione scolastica».
Lo dice Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia dell’Ars.
«In alcuni quartieri delle città siciliane oggi si registrano i tassi forse più alti se non d’Europa certamente d’Italia, con un incremento significativo dopo la stagione del Covid. E sono serbatoi di grande disagio ai quali può attingere la criminalità organizzata». Il presidente dell’Antimafia siciliana ha deciso di accendere i riflettori sulla condizione dei minori in Sicilia con particolare riferimento al fenomeno della dispersione scolastica e oggi ha dato il via a questo viaggio partendo dall’istituto “Giovanni Falcone” del quartiere San Filippo Neri, lo Zen di Palermo.
Un ciclo di audizioni che toccherà le principali province nell’Isola – dopo lo Zen e il quartiere Sperone, sarà la volta di Gela.
Poi Messina a Catania, per un confronto non soltanto con gli operatori scolastici ma anche con le associazioni che operano nel territorio. L’obiettivo della commissione, infatti, non è unicamente quello di scattare una fotografia del fenomeno ma “capire quali siano le ragione antiche e profonde di questo malessere e quali gli strumenti sul piano operativo e normativo per potere intervenire – spiega ancora Fava – siamo partiti dall’audizione del presidente del tribunale dei minori di Catania dove in tre quartieri che storicamente raccolgono il disagio giovanile più diffuso c’è un tasso di evasione scolastica del 60 per cento”.
L’immagine che emerge dal primo confronto con i presidi e da chi vive e opera nel quartiere palermitano mostra “una sorta di isola condannata a una segregazione sociale e civile come se la città si fosse dimenticata dello Zen e a Catania di Librino”, prosegue Fava. Con un muro fisico e immateriale rappresentato dalla carenza di servizi che “separa il destino di questi ragazzi dal resto della città”.
Una condizione di “grande vulnerabilità sul piano sociale”, sottolinea ancora il presidente della commissione. Occorre quindi una capacità di intervento “molto più rapida da parte delle amministrazioni pubbliche, un sistema di trasporti più efficace e che le risorse umane siano all’altezza dell’emergenza”.
(Nella foto grande in alto un’immagine d’archivio; sopra Claudio Fava foto Google – Scatto di Matteo Nardone)