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OSPEDALE | Sant'Elia

Donna colta da grave malore, salvata dai medici. Il figlio: «Competenza e doti umane»


di Alberto Drago

Donna colta da grave malore, salvata dai medici. Il figlio: «Competenza e doti umane»
attualità
9 Mar 2023

Un caso di buona sanità all’Ospedale «Sant’Elia» di Caltanissetta. Una paziente di 73 anni (R.S. le iniziali), dopo un lungo e sofferto decorso clinico caratterizzato da giorni e giorni d’angoscia dei suoi familiari e durante il quale è venuta a trovarsi in pericolo di vita, è stata salvata grazie al gran lavoro nella diagnosi e cura da parte dei medici delle unità operative di Neurochirurgia, diretta dal primario Luigi Basile e di Medicina, diretta dal dottor Antonio Burgio.
Una storia da raccontare perché non sempre è tutto “malasanità”, ma ci sono spesso anche episodi di “buona sanità” che non sempre trova spazio o fa notizia. Una sanità che funziona, rassicura e che supporta anche moralmente e con empatia i familiari dei pazienti.
A renderla nota proprio per la speranza e la fiducia acquisite nei confronti della sanità ospedaliera, è il figlio dell’anziana donna, un ispettore di polizia municipale che presta servizio in un Comune della provincia.
“Un giorno ho ricevuto una chiamata telefonica – racconta l’uomo – che mi informava che mia mamma era al pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Elia perché stava male, forse per un attacco epilettico, o perché colpita da un ictus. Scappo o a Caltanissetta e da lì inizia una lunga odissea per mia mia madre ed anche per noi. Mamma aveva un meningioma che comprimeva il suo cervello. Poniamo la massima speranza e fiducia nel reparto di Neurochirurgia diretto dal dottor Basile che dopo due rinvii, il 17 gennaio scorso l’ha sottoposta ad intervento chirurgico. Tutto sembrava fosse andato bene e che potevamo tornare alla normalità”, aggiunge il figlio. “Ma dopo due giorni e senza alcuna responsabilità attribuibile all’intervento, mia madre dà segni di afasia (disturbi nel linguaggio) e viene colta da altre crisi epilettiche una dietro l’altra e d’urgenza, i medici, decidono di trasferirla in rianimazione e sottoporla a coma farmacologico. Dopo cinque giorni e l’estubamento, mia madre si sveglia nelle 48 ore successive. Sembra che tutto fosse passato, mia madre assume dei farmaci per il diabete di cui è affetta ed improvvisamente accade che si ritrova in fin di vita. Una gravissima forma di Acidosi metabolica combinata, la stava portando via. Il personale medico della Neurochirurgia, decide così di chiedere un consulto al dottor Burgio, primario del reparto di medicina e specialista nel settore. L’intera equipe medica si mette così a lavoro e minuziosamente monitora mia mamma. Mentre noi familiari, trovavamo conforto nel personale infermieristico e negli Oss per la loro umanità, i medici stressati dalle nostre domande ci davano dei chiarimenti e quando ancora risposte non se ne potevano dare e fino a quando ci hanno comunicato che mia madre era salva. La riabilitazione sarà lenta e impervia ma l’hanno salvata. Questa è la buona sanità – conclude l’ispettore – con la quale ognuno di noi desidera imbattersi”.


Alberto Drago
Giornalista pubblicista, niscemese doc, ha lavorato in varie redazioni locali e regionali, contribuendo negli anni Novanta alla nascita di Antenna Sud. Impegnato nel volontariato con l’associazione nazionale Carabinieri. Collabora con il quotidiano La Sicilia. Ha fondato e diretto il periodico “L’Appunto”.