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Falcone su Musumeci: «È in confusione» Mancuso ribatte: «Ingrato». Aria di rissa


di Redazione

21 Apr 2022

Si profila una resa dei conti nel centrodestra tra Musumeci e Miccichè. Ma anche tra i loro «fan». Una roba che ci interessa da vicino poiché vede le reazioni a muso duro di due parlamentari «di casa nostra», l’attuale assessore Marco Falcone da Mirabella e Michele Mancuso da Milena (eletto praticamente a Gela).

Sullo sfondo la nota querelle tra l’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci e il numero uno dell’Ars, Gianfranco Miccichè.

«Purtroppo – aveva detto Falcone nel tardo pomeriggio – alternando momenti di nervosismo a fasi di confusione totale, colui che dovrebbe essere il garante della massima istituzione democratica della Regione finisce per diventare il principale destabilizzatore della politica in Sicilia». Riferimento, ovviamente, a Miccichè.

«Quando si parla – ancora le parole di Falcone – del governo dei siciliani, Micciché farebbe bene a tacere». L’attuale assessore alle Infrastrutture, come noto, è stato eletto in Forza Italia e ha una sua corrente di riferimento. Il partito, però, in Sicilia ha in Miccichè il suo plenipotenziario.

«In questi anni – prosegue Falcone – gli assessori regionali di Forza Italia hanno sempre lavorato adottando comportamenti composti e coerenti, per garantire il prestigio del ruolo di governo coniugandolo all’orgoglio dell’appartenenza al nostro partito, Forza Italia, pilastro della coalizione di centrodestra al governo nell’Isola. Avremmo gradito, e come noi la maggioranza dei siciliani, che anche altri, nei propri ruoli, avessero fatto lo stesso».

A stretto giro la difesa, ovvero, il contrattacco di Michele Mancuso.

«Sento i lamenti – dice il parlamentare, che di Forza Italia è vicecapogruppo all’Ars – dell’assessore Falcone nei confronti di Gianfranco Miccichè e francamente li trovo incomprensibili oltre che immotivati, specie perché in Sicilia possiamo contare su un partito che continua a inanellare consensi e crescita. Parla del 2012 come disfatta orchestrata dal presidente Miccichè? Bene io c’ero e basta un po’ di onestà intellettuale di chi accusa per capire che la sconfitta non fu causata da Grande Sud, bensì da altre dinamiche in gioco. C’ero anche nel 2017 e se alla fine il centrodestra è andato compatto con Musumeci è anche grazie a Forza Italia, al suo coordinatore regionale e tutti noi sul territorio».

«Falcone piuttosto che sparare a salve – continua – dovrebbe essere grato verso chi lo ha tenuto sulla plancia di comando per quattro anni e mezzo, e se gli va bene per qualche altro mese. E il momento di mettere da parte gli atteggiamenti di sfida. Forza Italia, a prescindere dagli alleati, è un partito che deve pretendere in Sicilia il ruolo di guida di una coalizione certamente unita, ma con dei criteri ben definiti. Se per lui è così difficile esternare la propria gratitudine – conclude Mancuso – forse farebbe meglio a cercarsi un altro partito. Noi però, piuttosto che a dimissioni anticipate, ripicche e giocate d’anticipo che imbarazzano i siciliani, vorremmo lavorare a come aiutare le famiglie, i lavoratori e le imprese in difficoltà, già dalla prossima finanziaria. Specie dopo un periodo drammatico a causa di una pandemia e una guerra ancora in atto che bussa ai nostri confini, dobbiamo giustificare i capricci di chi vuole ancora di più, sputando sul piatto dove per anni ha lautamente banchettato? Che si metta da parte l’ego per fare spazio alla squadra per il bene dei cittadini».

Se i fan dei due leader politici scaldano il dibattito non da meno, in questi giorni, sono stati i diretti interessati, Musumeci e Miccichè.

Che tra loro non corresse buon sangue non è una novità.

Adesso, però, la miccia sembra essere arrivata alle polveri.

E l’opposizione è pronta ad approfittarne.

Pd, M5S e Claudio Fava con una lettera al premier, Mario Draghi, invitano il Governo a valutare la rimozione di Musumeci e lo scioglimento dell’Ars per violazione della Costituzione e dello Statuto speciale. Il 30 aprile scade l’esercizio provvisorio, il governo ha mandato in Assemblea il bilancio di previsione senza il parere preventivo e obbligatorio dei revisori dei conti mentre della legge di stabilità regionale non c’è ancora traccia.

E se Miccichè, dal Vinitaly di Verona, aveva teorizzato che, contro Musumeci alle prossime elezioni «vincerebbe pure un gatto» il governatore in carica attacca e al Corriere della Sera annuncia: «Non mi farò delegittimare da chi ha già spaccato la coalizione due volte facendo vincere la sinistra».


Redazione
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