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COVID 19 | Duemila positivi

Gela: dirigente medico positivo al Vittorio Emanuele, servizio ambulanze a corto di mezzi. E i telefoni spesso squillano a vuoto


di Redazione

4 Gen 2022

Un dirigente medico del Vittorio Emanuele, positivo al Covid. Con lui anche un’infermiere. Le ambulanze (poche) non riescono a reggere i turni massacranti. Sanità in emergenza.

A risultare positivo, stamane, è stato uno dei medici in prima linea nella lotta al Covid. Ovviamente dovrà osservare la quarantena. Il rischio è che la nova ondata metta in ginocchio l’intero sistema sanitario. Il tracciamento è andato a gambe all’aria per ammissione dello stesso presidente della Regione. Neppure i dati sui positivi risultano aggiornati. E il Nursind ora denuncia il caso dei tamponi a pagamento. Almeno questo secondo le segnalazioni di molti operatori sanitari. Ma torniamo ai dati.

Ieri, ad esempio, in provincia di Caltanissetta si sono registrati 602 casi (fonte Asp) mentre sul sito Coronavirus della Regione ne figuravano 415, meno di quelli della giornata precedente. A questo aggiungiamo le difficoltà che affronta il servizio ambulanze, i mezzi sono pochi rispetto ai bisogni di una città con oltre duemila positivi. I cittadini sulle chat pubbliche invocano la «chisura» di tutto, a iniziare dalle scuole. Ma a mandare letteralmente in bestia sono quelli che vivono nel disagio perché positivi o in attesa di tampone.

«Nessuno – ci scrive un lettore – risponde ai numeri dell’Asp. Idem ai vari indirizzi email forniti sul sito dell’Asp, Usca, Spemp. Numeri occupati o voce registrata in automatico che chiude la chiamata». Sono giorni difficili nella città (Gela) del 2.070 positivi e nella provincia dei quasi quattromila casi da gestire in queste ore (3.889 in isolamento e 64 ricoverati, 8 in terapia intensiva, 54 in area medica).

«Numeri leggermente peggiori – racconta un operatore sanitario – mi risulta che ci sia gente in altri ospedali e che non figura nei vostri report».

La Sanità in emergenza. Non già per i cittadini comuni, ma adesso anche per gli operatori sanitari stessi, che oltre a confermare le difficoltà affrontate dai pazienti (telefoni che squillano in vano, 10 giorni per un tampone) non riescono neppure loro a fare un molecolare. Lo denuncia il Nursind, sindacato delle professioni sanitarie.

«Oggi è impossibile – dice Giuseppe Provinzano, segretario del Nursind – per un infermiere od operatore sanitario dipendente dell’Asp fare un tampone molecolare di controllo».

Il sindacato ha raccolto le segnalazioni di numerosi dipendenti dell’ospedale Sant’Elia che stanno subendo gravi disagi. «Se vuoi fare un tampone molecolare – riferisce il dirigente sindacale – devi pagare, anzi dovresti pagare pure quelli che hai fatto in passato: è quanto viene detto agli infermieri nel centro di riferimento per il nord della provincia, per eseguire tamponi molecolari di controllo».

«Tutti gli operatori sanitari – spiega Provinzano – hanno dato e stanno continuando a dare anima e corpo in questa emergenza pandemica e sentire certe affermazioni ci lascia basiti. A nostro parere il sistema è andato in tilt. Con gli altissimi numeri di contagi che ci sono in questi ultimi giorni, non si riesce a soddisfare tutte le richieste degli utenti. Il telefono squilla invano e purtroppo nessuno risponde, ci risulta anche che pazienti positivi al proprio domicilio non hanno eseguito nessun controllo a distanza di 10 giorni, e non ricevono alcuna indicazione su come comportarsi. Ma come professionisti della salute sentiamo la necessità di lanciare un messaggio anche agli utenti, mai come in questo momento è necessaria la condivisione delle informazioni e la corretta osservanza delle regole, anche quella di recarsi nei drive in per i tamponi rapidi solo se strettamente necessario».
Il Nursind segnala inoltre “nuovi cluster di personale sanitario contagiato all’ospedale S.Elia. Dopo quelli di Medicina generale e ortopedia si aggiunge ora quello alla Cardiologia con operatori sanitari tra medici e infermieri positivi al covid. Il personale ormai è allo stremo delle forze e la carenza fa sì che tantissimi degli operatori sanitari non siano soddisfatti dell’attuale gestione della Direzione medica di presidio. Il pronto soccorso Covid conta un infermiere per turno, e il locale utilizzato per la svestizione viene usato anche dai pazienti che vi transitano”.


Redazione
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