Gela: addio don Di Bella, il prete sorridente. Giovedì avrebbe festeggiato i 55 anni di clericato
di Redazione
La chiesa gelese è in lutto per la dipartita del sacerdote salesiano Vincenzo Di Bella. La notizia è stata data poco fa dalla parrocchia San Domenico Savio. Ordinato nel 1968, tra una settimana, avrebbe festeggiato i 55 anni di sacerdozio. La sua missione pastorale l’ha svolta quasi interamente a Gela, dove era arrivato nel 1978, dopo i primi anni di presbiterato trascorsi in altre sedi. Ai Salesiani ha ricoperto la carica di responsabile dell’oratorio ed economo della Casa. In occasione del suo cinquantesimo aveva accettato di raccontarsi concedendo una breve intervista a Today24.
«Da quarant’anni – diceva in quell’occasione – servo il popolo di Gela, cosa che per me è sempre stata un privilegio. Ripenso alle parole di don Bosco che amava i giovani e diceva loro: “Cari giovani ricordiamoci che abbiamo una sola anima, se salviamo questa abbiamo salvato tutto. Ma se perdiamo questa abbiamo perso tutto”».
Sempre sorridente, don Di Bella. E un suo sorriso valeva più di cento parole. Gli occhi come due fessure vigili, al contempo insite di dolcezza. La dolcezza di un padre legatissimo ai valori della Chiesa. Alla Madre, la Madonna.
«Ricordo – affermava in quell’occasione – il messaggio della nostra Madre che dice: “State costruendo una società senza Dio, ma senza Dio non c’è pace, senza Dio non c’è gioia, non c’è futuro, né salvezza”».
Ha vissuto i principali avvenimenti di quasi mezzo secolo nella città che lo ha accolto e amato, e che continua ad amarlo ancor di più oggi, nel giorno dell’addio alla vita terrena, con una pioggia di messaggi di cordoglio.
Don Di Bella – chiedemmo – come ha visto cambiare Gela in questi quarant’anni?
«In fondo – rispose – non è poi cambiata così tanto. L’Eni ha portato i suoi frutti, il lavoro. Ma a quale prezzo? Tanti nostri fratelli non hanno avuto neppure il tempo di godersi la pensione. Prego per tutti quelli che in questo momento vivono nella difficoltà. Quello che auguro a tutti i fratelli gelesi è di vivere un sereno Natale».
E ora la città pregherà per l’anima sua.