Gela: «Aziende al collasso, bisogna pensare alla fase 2». L’appello degli Industriali
di Redazione
«Scongiurare il rischio fallimento del tessuto imprenditoriale, programmando la fase 2, nel rispetto di tutte le prescrizioni sanitarie per la sicurezza dei lavoratori, perché non possiamo più perdere tempo. Occorre smetterla di demonizzare le aziende». Un imperativo per il reggente di Sicindustria Caltanissetta, Gianfranco Caccamo, che ieri ha partecipato ad una seduta monotematica del consiglio comunale di Gela, dedicata proprio alle misure da mettere in campo per far ripartire la città nel post pandemia. «L’emergenza sanitaria – ha detto Caccamo – ha messo a nudo, qualora ce ne fosse ancora bisogno, tutti i limiti della burocrazia nazionale, regionale e comunale nello specifico. Oggi ci ritroviamo a gestire una emergenza nell’emergenza: da un lato quella sanitaria, dall’altro quella economica che rischia di lasciare sul terreno altrettante macerie. Il rischio più grave, infatti, in questo momento, è che le imprese falliscano. Finora, infatti, nonostante il susseguirsi di decreti, in ultimo quello sulla liquidità, nessuna azione concreta è stata eseguita».
Il leader degli industriali nisseni si è quindi soffermato sulle misure che il comune di Gela, guidato da Lucio Greco, può mettere in campo direttamente e sin da subito: pagare i debiti nei confronti delle imprese per servizi e forniture già eseguiti; prorogare di almeno sei mesi le scadenze per il pagamento dei tributi comunali; e avviare una reale campagna di sanificazione e di pulizia profonda della città approfittando delle strade deserte.
«Oggi – dice Caccamo – è il tempo della concretezza. Occorre smetterla di parlare in modo ripetitivo e compulsivo delle stesse cose: da anni sento discutere di Patto per il Sud, Agenda Urbana, accordo di programma, Zes. Tutte misure sempre annunciate e mai attuate. Basta con le parole. Non si è riusciti a portare a termine questi strumenti in tempi normali, figuriamoci adesso che siamo alle prese con una emergenza e con la necessità di muoverci velocemente. Il tempo è finito e il rischio del fallimento per molte attività economiche è concreto. Se neanche in questo momento si riuscirà a garantire un indispensabile cambio di passo, allora davvero questa classe politica avrà perso il proprio appuntamento con la storia».