Gela: bombole pericolose e sotto peso, alcune revisionate solo una volta in 40 anni. Sequestro in un deposito a Enna
di Redazione
I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Gela hanno eseguito in sequestro di oltre 15 mila bombole di Gpl nei confronti di un’importante società ennese operante nel settore di imbottigliamento di gas liquidi. Il provvedimento, che fa seguito a un’indagine condotta dai militari, agli ordini del capitano Giuseppe Gradillo, è stato disposto dalla Procura di Gela in quanto le bombole erano pericolose per il rischio di incidenti e sarebbero state riempite con quantitativi di prodotto inferiore al dichiarato. L’indagine, nome in codice «Fuga di gas», va avanti da alcuni mesi, e ha visto i finanzieri compiere attività sia tradizionali, quali pedinamenti e appostamenti, che riscontri e controlli con mezzi tecnologici. Accertamenti che hanno dato modo di ricostruire le condotte illecite realizzate dal rappresentante legale dell’azienda e da un socio, ovvero un cinquantaseienne (G.C. le iniziali) e un sessantacinquenne (G.M.) entrambi originari di Catania ma residenti rispettivamente a Regalbuto e Leonforte. Le attività di polizia giudiziaria, condotte con la collaborazione dei Vigili del fuoco, competenti in merito al rilascio delle autorizzazioni ai fini anti incendio e di sicurezza nello stoccaggio di materiale esplodente, hanno permesso di sequestrare 15.895 bombole, di varie capacità (da 25 a 7 kg.), sia piene che vuote, contenenti Gpl e aventi una capacità complessiva di accumulo di 222.170 kg. Il prodotto sequestrato, risultato essere circa 30.000 kg, se immesso sul mercato avrebbe fruttato ricavi per un circa 600.000 euro.
I due indagati devono rispondere di frode nell’esercizio del commercio, divieto di fabbricazione, detenzione, trasporto e vendita di prodotti esplodenti, condotte integrate nella commercializzazione all’ingrosso, in diverse province della Sicilia orientale (Caltanissetta, Ragusa, Enna e Messina) e presso operatori della Calabria e del Lazio, di bombole di gas Gpl e altro gas esplodente irregolari.
In particolare, le bombole erano custodite nei luoghi di lavoro senza rispettare gli obblighi di sicurezza, sprovviste, in molti casi, delle previste periodiche revisioni e con i sigilli di garanzia con le relative “punzonature”, che riportano oltre le caratteristiche di sicurezza anche le date delle revisioni decennali previste, spezzate o asportate. In alcuni casi, bombome con quarant’anni di esercizio, erano state revisionate una sola volta.
Inoltre, le risultanze investigative hanno permesso di appurare delle significative difformità anche in merito al contenuto quantitativo del prodotto esplodente venduto con le bombole, condotta accertata anche all’atto del sequestro, in quanto a seguito di apposita “pesatura” dei contenitori si è rilevato che la tara e il peso netto non corrispondevano a quanto indicato dal fabbricante in sede di riempimento.
Pertanto, oltre all’ipotesi di frode, i due imprenditori dovranno rispondere anche di sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali, per aver sottratto GPL o altro gas esplodente da alcune bombole, superando le soglie consentite nelle operazioni di riempimento e travaso dei combustibili. Il prodotto si presume venga rivenduto “in nero”, evadendo le imposte gravanti sulla vendita di tali prodotti.
Tale ultimo aspetto sarà quindi oggetto di approfondimento da parte dei finanzieri di Gela, finalizzato a quantificare e sanzionare la società ennese delle relative imposte evase.