Gela: briscola in strada è sempre reato se si gioca per soldi. Così gli irriducibili sfidano anche il Covid
di Redazione
Se Briscola fa rima con bisca, il rischio c’è e pure grosso. Lo delinea la legge, seppure il confine tra gioco legale e gioco d’azzardo sia assai sottile. Ma in piena emergenza sanitaria oltre al rischio legato al gioco c’è anche quello di assembramenti, che sono e restano vietati, qualsiasi sia il colore della regione in cui si risiede. E scendiamo più nel dettaglio. Amici lettori ci hanno segnalato (inviandoci anche delle fotografie) gruppi di persone e tavoli da gioco all’aperto, lontano da occhi indiscreti. Orbene, siamo in piena Quaresima e i credenti non dovrebbero. Ma non tutti hanno / abbiamo la stessa sensibilità, fede o laicità. A contare è soprattutto l’aspetto fiscale: il gioco è un’esclusiva dello Stato (l’unica «bisca» autorizzata, ironizzerà qualcuno) e può esercitarvi l’imposizione fiscale, come avviene per macchinette, lotterie, scommesse.
Ma perché e soprattutto quando è vietato giocare?
Sgombriamo il campo: la partita a «tivitte» con la nonna non è mai reato. E non lo è neppure un giro a scala quaranta con amici, a condizione che si giochi a casa e per pochi spiccioli.
«La partita a carte per soldi – riportiamo da un sito di consulenza legale – costituisce reato solamente se praticata in luoghi pubblici come (piazze, vie, giardini pubblici), luoghi aperti al pubblico (teatri, cinema, discoteche, bar), circoli privati, cioè associazioni non riconosciute senza scopo di lucro ai quali può accedere solo chi sia in possesso di un tesserino di associazione».
Fonte codice penale, articoli 718, 721.
Sì, dunque, alla partita a poker in famiglia magari a Natale, no alla briscola all’aperto o al bar con i soldi in palio, come, accadrebbe, almeno secondo i rumors e gli indizi fotografici che ci hanno inviato in redazione.
E non c’è da scherzare.
A seconda dei casi, infatti, oltre al brivido della partita in sé, potrebbe scapparci la randellata ben più dolorosa della giustizia: multa (da 206 a 516 euro) e carcere da tre a sei mesi.