Gela, confiscato «tesoretto» a un imprenditore in odor di mafia. Beni immobili, auto, società e anche un dipinto del Seicento
di Redazione
La Dia ha eseguito un provvedimento di confiscati beni per 6,5 milioni di euro riconducibili all’imprenditore e broker gelese Rosario Marchese, 35 anni, finito in manette nell’aprile del 2019 per mano della Guardia di Finanza assieme ad altre cinque persone. Il provvedimento riguarda beni mobili, immobili e rapporti bancari in essere tra Gela e le province di Bergamo, Brescia, Milano, Roma, Torino e Verona, due ditte individuali e rispettivi beni strumentali, 10 società tra interi capitali sociali e rispettivi beni strumentali, una quota societaria pari al 60 per cento del capitale sociale. Tra i beni confiscati anche un dipinto di elevato valore storico e artistico risalente al XVII secolo, opera del maestro fiammingo Jacob Joardens, raffigurante Flora, Sileno e Sefiro. Inoltre cinque fabbricati in Lonato del Garda, nel Bresciano, 4 autoveicoli e 32 rapporti bancari, postali e assicurativi. L’imprenditore, nato a Caltagirone, vita e lavoro a Gela, era finito al centro di un’inchiesta in quanto ritenuto la «mente – dissero gli all’epoca gli inquirenti – di un’associazione a delinquere costituita al solo scopo di infrangere le norme finanziarie per trarre ingiusto vantaggio».
Negli anni l’imprenditore aveva spostato le proprie attività in provincia di Brescia. Ieri la Dia ha dato esecuzione alla confisca definitiva, emessa dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione. Il provvedimento fa seguito a una proposta di misura di prevenzione patrimoniale e personale avanzata dal direttore della Dia e trae origine da un’attività finalizzata alla localizzazione degli illeciti patrimoni riconducibili alle organizzazioni mafiose gelesi. Il trentacinquenne è ritenuto contiguo esponenti mafiosi di Gela operanti nella provincia di Caltanissetta e con ramificazioni in tutta Italia. Gli accertamenti avviati dalla Finanza nel 2018 e gli ulteriori riscontri effettuati hanno consentito di mettere in evidenza il repentino incremento di ricchezza dell’ imprenditore, ritenuto complessivamente anomalo rispetto alla dichiarata posizione reddituale, risultata sproporzionata anche in rapporto
al particolare tenore di vita, al consistente patrimonio immobiliare e, soprattutto, alla sua ascesa imprenditoriale concretizzatasi in brevissimo tempo con la costituzione nel nord Italia di numerose società operanti in molteplici settori commerciali risultate tutte direttamente o indirettamente a lui riconducibili.