Entro il 2026 il Kenya produrrà circa 200 mila tonnellate l’anno di olio vegetale per la raffinazione, destinato alla produzione Eni. La raffineria di Gela sarà al centro del progetto. Dal Kenya, infatti, già arrivano a Gela circa 15 mila tonnellate di prodotto che viene poi trasformato in biocarburante. I rapporti tra Kenya e Italia sono stati al centro di un incontro tra il presidente del paese africano, William Samoei Ruto e l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, oggi a Nairobi. Focus sulle attività di agribusiness del colosso energetico italiano e dei progetti futuri, iniziative di decarbonizzazione nel paese. All’incontro ha partecipato anche il Segretario di Gabinetto per l’Energia e il Petrolio Davis Chirchir. Descalzi ha illustrato al presidente del Kenya i risultati ottenuti dal progetto di produzione di olio vegetale per la bioraffinazione, che l’azienda ha avviato nel 2022, destinato all’impianto di Gela. Basato su un modello di filiera integrata, il progetto valorizza terreni marginali o degradati, con coltivazioni che non competono con la filiera alimentare. Il primo impianto di spremitura (agri hub) è nella contea di Makueni e ha una capacità di 15mila tonnellate l’anno. La sua produzione di olii vegetali sta già alimentando la raffineria di Gela. Un secondo agri-hub verrà avviato nella seconda metà del 2023, e altri negli anni successivi, per arrivare a un target di produzione di 200 mila tonnellate al 2026, destinati anche ad altri impianti dell’Eni. Di particolare rilevanza gli impatti sociali: per la produzione di semi oleaginosi sono stati coinvolti a oggi 40 mila agricoltori, ai quali andranno ad aggiungersi altre 40 maestranze entro fine anno, con una proiezione di circa 200 mila al 2026.