Gela: strage nella base di Passo di Piazza, l’Arma ricorda tre militari uccisi durante lo sbarco alleato del 1943
di Redazione
Durante le celebrazioni dello sbarco delle forze alleate è stato ricordato il sacrificio di tre giovani carabinieri, Antonio Di Vetta, Donato Vece e Michele Ambrosiano, caduti durante la II Guerra Mondiale all’alba del 10 luglio 1943, nelle operazioni di contrasto dell’operazione «Husky». I tre militari facevano parte del posto fisso dei Carabinieri denominato “Passo di Piazza”, costituito per sorvegliare la linea ferroviaria Gela – Vittoria e alloggiato all’interno di una masseria. Passo di Piazza è una località a circa 8 chilometri a est di Gela, poco sopra il Lago Biviere, posta ai confini tra le coste di Gela e di Scoglitti. All’alba del 10 luglio 1943, il piccolo presidio dell’Arma si trovò circondato da meno di una decina soldati americani che facevano parte dei circa 3.400 paracadutati in quell’area nella notte, poche ore prima dell’inizio delle operazioni di sbarco, con il compito di intercettare i contrattacchi delle truppe italo tedesche di stanza nell’entroterra. I Carabinieri, senza possibilità di comunicare per la mancanza di apparati radio e di telefono, non sapevano che era in corso lo sbarco delle truppe alleate e credettero di trovarsi di fronte a un piccolo gruppo di paracadutisti nemici. Dalla mansarda del fabbricato aprirono, quindi, il fuoco in direzione dei soldati che avanzavano, uccidendone uno. Ne nacque un intenso conflitto a fuoco nel quale i Carabinieri, armati solo con armi individuali, cercarono di difendere la posizione contro i paracadutisti americani armati di pistole mitragliatrici, fucili semiautomatici e granate.
Quando anche il fuoco delle artiglierie delle navi militari statunitensi si concentrò sulla masseria, della quale erano state comunicate via radio le coordinate dai soldati americani, i Carabinieri si arresero, esponendo una bandiera bianca di fortuna, ricavata da una tovaglia da tavola. I militari statunitensi fecero irruzione all’interno della masseria, disarmando tutti i Carabinieri che, fatti allineare con le mani alzate nei presso del pozzo che si trovava al centro del cortile, vennero fucilati. Tre Carabinieri morirono sul colpo, i sopravvissuti vennero allontanati da alcuni soldati americani che si opposero ai loro commilitoni più animosi e, successivamente, trasferiti in un campo di concentramento provvisorio dal quale furono imbarcati alla volta dell’Algeria. In ragione dell’attuale emergenza pandemica quest’anno non è stato possibile organizzare la consueta cerimonia di commemorazione dinanzi il monumento funebre con i nomi dei tre caduti, eretto all’interno del cimitero monumentale di Gela. Tuttavia, l’Arma non dimentica i suoi figli caduti per adempiere fino in fondo al proprio dovere, tanto in tempo di guerra quanto in tempo di pace.