Gela, il dolore della comunità ucraina: «I nostri familiari sotto le bombe». Parte la solidarietÃ
di Redazione
Sono passati dieci giorni dal primo attacco ma l’impatto davanti alle immagini della guerra che scorrono in tv è immutato. Un colpo al cuore dell’Europa. Oggi, dopo l’ennesima notte di missili balistici su Kiev, il pensiero va ai nostri tanti connazionali, famiglie italo ucraine, ai loro parenti e amici. Ai circa duemila morti di un conflitto folle. Tra loro tanti bambini.
È tra le storie c’è quella di Viktoria, donna ucraina, famiglia e vita a Butera. Con il marito, l’imprenditore Salvatore Di Trio, sta raccogliendo beni di prima necessità. Con il dolore nel cuore per il suo Paese Devastato.
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Lei è di Zaporižžja, la sua città è sotto bombardamento, Mosca ha alzato il mirino sulla centrale elettrica e le industrie del distretto meccanico. Ma tra russi e ucraìni non c’è odio, non ci sono steccati. Solo la follia di un potere avido e malato, pronto a calpestare ogni diritto, ogni bene, perfino quello supremo della vita umana.
La Caritas ha conferito un mandato a Salvino Legname di organizzare una raccolta di beni di prima necessità. Le parrocchie le istituzioni locali possono fare molto per inviare aiuti alla popolazione del paese che vive da 10 giorni sotto i bombardamenti.
Mezzi carichi di aiuti sono pronti a partire per l’Ucraina. Il primo dovrebbe partire da Riesi. A Gela è in corso una raccolta di farmaci. La gara di solidarietà è già iniziata.
L’ultimo pensiero è per lei, Viktoria, ucraina di Zaporižžja, 730 mila abitanti, importante centro industriale 500 chilometri a sud di Kiev. Vede e sente di quelle bombe sul cielo color indaco della sua Ucraina. Un cielo che ama e che ha scelto per l’immagine del suo profilo social. Spera e sogna che presto possa tornare sereno e luminoso, sul suo Paese, ameno e orgoglioso.