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BULALA | Il «blitz» della Capitaneria

Gela: il mare «uccide» la spiaggia. L’esperto: «Rispettare l’ambiente per evitare danni ancor più gravi»


di Redazione

Gela: il mare «uccide» la spiaggia. L’esperto: «Rispettare l’ambiente per evitare danni ancor più gravi»
attualità
15 Set 2020

La spiaggia muore, cede il passo al surriscaldamento del pianeta, agli sfasci causati dall’Eni in cinquant’anni, alle grandi opere marine. Oltre duecento metri di spiaggia sono stati «ingoiati» dall’acqua e il processo rischia di essere irreversibile. Il 28 agosto Today 24 aveva affrontato la vicenda con un primo articolo (clicca qui per leggerlo) nel quale raccontavamo ai lettori di un sopralluogo eseguito dalla Capitaneria di Porto con l’ausilio di militari del Reparto Ambiente Marino della Guardia Costiera, che opera al ministero dell’Ambiente. Il report era stato devastante e si parlava di qualche centinaio di metri di erosione della costa di Bulala.

Ci siamo persi del tempo per approfondire il caso, abbiamo consultato tecnici, studi formulati durante ricerche universitarie compiute negli anni, avendo percezione che il disastro sia ai livelli registrati dall’autorità marittima con il sopralluogo di fine agosto. Se non maggiore.

E scopriamo l’esistenza di pozzi e cisterne al servizio dell’agricoltura (là, quindi, dove c’erano i campi) oramai sommersi di parecchie decine di metri rispetto linea della battigia. Accertiamo che l’ex casermetta della Guardia di Finanza, nella zona di Bulala, costruita ben oltre la linea di costa, è stata abbattuta dal mare e l’area di sedime sommersa di parecchi metri.

Colpa della grande industria? Non proprio. Non solo.

«Il fenomeno è complesso – argomenta Giuseppe Collura, presidente del geologi siciliani – e bisogna allargare il campo rispetto a Gela e parlare della dinamica costiera in generale. Personalmente, del caso di Gela, mi occupai con uno studio approfondito, circa 25 anni fa, in occasione della mia tesi di laurea».

Giuseppe Collura

Già all’epoca, il dottor Collura, sovrapponendo le carte topografiche dell’epoca con quelle degli anni precedenti, si accorse che il mare era avanzato di parecchie decine se non centinaia di metri. E parliamo dei primi anni Novanta. Oggi il fenomeno e ancor più accentuato. Il mare a Bulala continua ad avanzare.

«Il problema – dice il presidente dei geologi siciliani – non riguarda solo Gela. È una tendenza complessiva, rilevata in tantissime coste dell’Isola. Il fenomeno, in parte, è certamente dovuto ai cambiamenti climatici. Ma in questo caso, per quello che attiene il mare Mediterraneo, parliamo di pochi millimetri l’anno, il che non spiegherebbe quanto avvenuto ad esempio a Bulala. Per comprendere meglio un impatto tanto importante dobbiamo esaminare quanto realizzato dall’uomo negli ultimi decenni».

Uno dei principali veicoli di sedimenti che alimentano la spiaggia del Golfo di Gela proviene da monte. Dai corsi d’acqua. In questo caso dal fiume Gela.

«Un fenomeno – spiega Collura – pressoché azzerato, essendoci la presenza di tre dighe sul corso del fiume: Comunelli, Disueri e Cimia. Gli invasi trattengono i sedimenti che dobbiamo immaginare come piccolissimi mattoni che compongono e alimentano la spiaggia».

Un pozzo agricolo, oggi sommerso

Se da monte arriva poco o nulla, a nutrire la spiaggia dovrebbe essere il materiane organico che alimenta gli arenili attraverso le correnti marine: carcasse, conchiglie e molluschi. Pure in questo caso il bilancio costiero è negativo. La presenza del grande porto Isola, dello stabilimento Eni, e perfino del porto di Licata, negli anni, hanno impoverito la spiaggia, causando il lento ma inesorabile avanzamento della linea di costa.

«Il mare – spiega il presidente Collura – dispone di una forte energia, che scarica in qualche modo aggredendo spiaggia e dune. Poi bisogna considerare che a Gela abbiamo una deriva litoranea e quindi la direzione dei trasporti dei sedimenti, che va da ovest a est. Laddove ci sono opere, ad esempio il porto di Licata, che è stato ingrandito, queste opere modificano la direzione di trasporto».

Oggi il caso eclatante è Bulala, ma, negli anni Settanta, fu la spiaggia del lungomare a sparire o quasi. Si pensi che il lido Conchiglia, inizialmente costruito parte in acqua, parte sulla terraferma, subì prima l’avanzamento del mare per poi oggi (il rudere che ne rimane) trovarsi completamente sulla sabbia.

«Furono posizionati dei pennelli – dice il geologo Collura, riferendosi alle barriere di scogli frangiflutti – e questo scelta ha protetto la spiaggia del lungomare ma forse ha pure contribuito a una nuova fase erosiva verso Bulala».
Il mare ha energia, ha bisogno dissiparla. E oggi con un bilancio costiero negativo l’acqua avanza rispetto alla terraferma di circa 3 metri l’anno. Tra dieci anni, dove oggi ci sono le serre, potrebbe esserci il mare.

E anche l’impatto dell’agricoltura intensiva ha avuto la sua importanza, contribuendo al fenomeno erosivo.

I continui sbancamenti, l’abbandono di teloni in plastica e rifiuti, la scarsa attenzione dell’uomo rispetto all’ambiente, sono tutti elementi umani che hanno “soffocato” le dune, barriere protettive sulle quali il mare, avanzando e ritraendo, scarica energia.

«Il rispetto dell’ambiente – dice Collura – sarebbe la prima cosa da applicare per frenare il fenomeno dell’erosione».

Liberando – ad esempio – i terreni demaniali e garantendo il rispetto della fascia dei 150 metri. Questo sarebbe un primo passo per evitare che il mare continui a ingoiare la la spiaggia.

«Servono anche regole – conclude il dottor Collura – a iniziare da uno strumento di pianificazione. Potrebbe essere una risorsa. Basti pensare a cosa ha fatto l’Emilia Romagna del proprio mare. Una risorsa immensa».

Solo rispettando l’ambiente e pianificando gli interventi dell’uomo possiamo sperare di salvare le nostre spiagge. O almeno quel che ne rimane.


Redazione
Today 24 è un quotidiano on line indipendente, fondato nel 2014 da Massimo Sarcuno. Ogni giorno racconta i fatti e le notizie di Gela, Niscemi, Riesi, Butera, Mazzarino e di molti altri comuni del comprensorio. In particolare l’area del Vallone.