Gela, il ricordo di Gaetano Giordano. Un commerciante, un uomo per bene, ucciso per aver detto no alla barbarie del pizzo
di Redazione
Era sera quando Gaetano Giordano venne ammazzato davanti casa, sotto gli occhi del figlio che era con lui in auto. Si era opposto alla mafia, diventando simbolo silente e coraggioso. Aveva scelto di non piegarsi alla legge del pizzo che spadroneggiava in quegli anni, bucando le saracinesche con le pallottole o piazzando le bombe nei negozi. Era il 10 novembre 1992. Il ricordo di quelle sirene fischia ancora nelle orecchie, come intatto è il sale delle lacrime di una città colpita al cuore per la morte di un commerciante gentiluomo, padre e marito affettuoso.
«Non voglio perdonarli – dice la vedova, Franca Evangelista, parlando degli assassini del marito in una recente intervista rilasciata a Today24 – è giusto che paghino per quel che hanno fatto».
Oggi la signora Evangelista è vicepresidente dell’associazione antiracket, tra le più importanti d’Italia, che porta il nome del marito. Nel suo attivismo è encomiabile. Gira per le scuole del Paese, incontra gli studenti. Racconta una storia di dolore, ma anche di speranza. Perché la mafia si può battere solo con l’impegno civico. E cerca di sorridere, la sognora Franca. Con i suoi occhi bellissimi, dietro ai quali, a guardarci dentro, è facile cogliere un velo di tristezza, un dolore primordiale che da sempre accompagna chi ha vissuto drammi di mafia, come il suo, accompagnato dalla domanda banale e inevitabile: perché io, perché noi?
A lei, alla vedova Giordano, ai figli, stamane il sindaco, Lucio Greco ha dedicato un accorato messaggio.
«Questa data – scrive tra le righe Greco – dev’essere scolpita nella mente e nel cuore di ogni gelese, perché quel giorno abbiamo perso tutti».