Gela: infermieri? C’è poco rispetto. «Chiamateci dottori, siamo laureati e diamo il massimo ai nostri pazienti»
di Redazione
«Più rispetto per gli infermieri, iniziate col chiamarci dottori e non signor o signora. La protesta degli operatori sanitari scatta dalla provincia nissena dove il sindacato Nursind ha inviato una nota all’azienda ricordando che “il titolo di dottore spetta anche all’infermiere, mentre nel tempo abbiamo avuto modo di leggere missive recanti in indirizzo l’appellativo “signor” o “signora” senza aggiunta ulteriore che non fosse il nome». Nella lettera a firma del segretario Giuseppe Provinzano si legge che “che tale prassi, pur non costante, proseguiva e prosegue nel tempo. L’Asp di Caltanissetta conta ottimi professionisti intellettuali regolarmente laureati. Ritengo questa l’abitudine scorretta e in qualche modo svilente, tanto più che è abitudine dei miei colleghi e di me medesimo, rivolgersi ai medici, così come ad ogni altro professionista, anteponendo al nome il titolo di dottore. Al di là delle regole di bon ton e di rispetto, ricordo che nel nostro Paese il decreto ministeriale 270/2004, confermando un Regio Decreto del 1938, ha stabilito le diverse specificità della qualifica di dottore corrispondenti ai relativi livelli di studio universitari: il titolo di dottore spetta ai laureati che abbiano conseguito o la laurea in un corso di studio universitario di primo ciclo con durata triennale, o il diploma universitario in un corso della stessa durata, legge 240/2010 articolo 17 comma 2 riforma Gelmini. Questa lettera – prosegue il segretario territoriale – ha lo scopo di sensibilizzare gli uffici e chiunque altro abbia ad interloquire personalmente o per iscritto con infermieri, affinché ad essi sia riservato lo stesso riconoscimento di merito e sociale attribuito ad altri professionisti regolarmente e giustamente appellati quali “dottori”. Parliamo di una moltitudine di soggetti qualificati e laureati che svolgono un ruolo essenziale nel tessuto sociale e nella sanità”.