Gela: la lite, poi gli spari, ecco l’impressionante sequenza video. Una decina di persone sotto indagine
di Redazione
È agghiacciante la sequenza di immagini della sparatoria avvenuta la scorsa notte nel piazzale GbOil. Si vede un uomo estrarre un’arma tra la folla negli istanti appena successivi alla rissa e inizia a fare fuoco. Sparerà sette volte in rapida successione. L’arma è una pistola e a impugnarla è Paolo Quinto di Giacomo, 34 anni, ora agli arresti con l’accusa di tentato omicidio e detenzione di arma da fuoco. Sono le 2.30 e un caffè al banco, dopo una cena di addio al nubilato, si trasforma in Far West. Non solo sangue e violenza, emerge anche il coraggio di un carabiniere che malgrado lo sparatore abbia ancora l’arma fumante in pugno, lo avvinghia alle spalle e lo immobilizza, con la collaborazione di colleghi dell’Arma e agenti di Polizia.
Un ferito.
A cadere ferito è Michele Cavaleri, 42 anni di Licata, operato nella notte. L’uomo e ancora in condizioni critiche.
Un soccorritore sarebbe stato ferito di striscio. Pochi giri di lancette e i carabinieri del Reparto territoriale, agli ordini del tenente colonnello Ivan Boracchia, assicurano alla giustizia il presunto sparatore, appunto, Di Giacomo. Secondo la ricostruzione formulata dagli inquirenti, avvalorata dalle immagini di un video trasmesso questa sera in esclusiva da Today24, l’uomo sarebbe stato chiamato dalla sorella al culmine della rissa. Il trentaquattrenne, a quanto pare, il piazzale Gb Oil, dove la donna, nel corso del tafferuglio, era rimasta ferita alla testa. Di Giacomo a quel punto tornare in macchina e prendere la pistola. Quando ormai Carabinieri e agenti di Polizia stanno ristabilendo la calma e i primi feriti della rissa sono già in ambulanza, l’uomo alza la canna della sua calibro 7.65 e fa fuoco. Ora è in camera di sicurezza, negli uffici del Reparto territoriale dell’Arma, forse in serata è stata trasferito in carcere.
Notte folle.
Sul posto, presenti poco dopo anche i gestori del locale, una famiglia di imprenditori stimatissima in città e completamente estranea ai fatti. Estranea come i dipendenti e i clienti involontari testimoni di un assurdo esercizio della follia umana capace di trasformare una notte come tante in un incubo che difficilmente sarà rimosso dalla mente di chi lo ha vissuto in diretta.
Le indagini sono ancora in corso. I carabinieri hanno già identificato una decina di persone, forse di più, con responsabilità a vario titolo nella lite sfociata nel sangue. Questa sera alcuni di loro sono stati condotti negli uffici del Reparto territoriale. Intorno alle 19,30 davanti alla caserma c’erano diversi familiari, alcuni dei quali ancora non si capacitano di tanta violenza per un banale diverbio.
Al vaglio degli investigatori c’è anche l’arma usata, una «semi-auto» calibro 7,65 già posta sotto sequestro per essere inviata ai carabinieri del Ris di Messina per le le prove balistiche.
Un arma non comune, dotata di silenziatore. E questo particolare, già da solo, descrive il quadro di violenza in cui è scaturita la sparatoria della scorsa notte.
Reazioni.
Intanto, dopo il grave fatto di sangue, oggi alle 13 il prefetto, Cosima Di Stani, ha presieduto una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. La riunione si è svolta in Municipio, a porte chiuse, presenti il questore, il procuratore capo, il sindaco e i comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di finanza.
«Le risposte – dice il sindaco, Lucio Greco – non tarderanno ad arrivare. Prevenire fatti incresciosi come quello della notte appena trascorsa e garantire la sicurezza dei cittadini dev’essere la priorità assoluta e anche per questo abbiamo predisposto un’ordinanza per la chiusura anticipata dei locali: all’1.30 il venerdì e il sabato, a mezzanotte e 30 durante il resto della settimana. Questo, unito a una intensificazione dei controlli notturni già decisi con l’arrivo dell’Esercito e confermati oggi nel corso della riunione del Comitato per la Sicurezza ci danno fiducia e ci permetteranno di far rientrare l’allarme».
A breve saranno operative a Gela due squadre della Compagnia di Intervento Operativo (Cio) dell’Arma dei Carabinieri.
«Lo Stato c’è – conclude Greco – ma la società civile deve collaborare, deve
ribellarsi a questo stato di cose e deve reagire, perché ha tutto il diritto di vivere in una città dove non si deve avere paura».
«Prima di tutto vogliamo esprimere la nostra solidarietà all’imprenditore Gandolfo Barranco e a tutti i suoi collaboratori, che incoraggiamo ad andare avanti con la forza e la dignità che da sempre li contraddistingue». Lo scrivono i presidenti delle associazioni dei commercianti, Antonio Ruvio (Casartigiani), Rocco D’Arma (vicepresidente Confcommercio), Paolo Armando Grimaldi (Fipe), Rocco Pardo (Confesercenti).
«Condanniamo il gravissimo atto avvenuto nella notte scorsa, che di certo nulla a che vedere con le attività dei pubblici esercizi, per questo non devono pagarne le conseguenze, gli onesti imprenditori, già in ginocchio per la pandemia, così facendo si perderanno solo posti di lavoro e la nostra città sarà sempre più povera. La violenza, le risse, i furti, gli atti incendiari, i danneggiamenti, tentati omicidi e omicidi, non si ferma con la chiusura anticipata dei locali, bisogna incrementare il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, non servono ordinanze se poi non ci sono i controlli. Da tempo chiediamo dei presidi di sicurezza nei posti cruciali della movida cittadina, ovvio che la Polizia Municipale visto l’esiguo numero di agenti in servizio non può fare fronte da sola a tutto il territorio di Gela, fino ad ora solo annunci che sono rimasti inascoltati. I commercianti sono le vere vittime di un territorio solo e abbandonato dallo Stato».