Gela, modello in chiave energetica. Parla Descalzi, amministratore delegato dell’Eni
di Redazione
I progetti di Gela e Venezia sono di fondamentale importanza nella ricerca di un sistema di economia circolare. Il concetto è stato espresso dall’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi parlando di energia nel corso dell’evento «L’Italia del futuro», organizzato da Forza Italia, nel corso del quale è intervenuto in videoconferenza. «Guardando la situazione dobbiamo stare tranquilli, ma non dobbiamo mai sederci» ha detto l’ad del Cane a sei zampe, spiegando che già prima dello scoppio della guerra in Ucraina c’era stato un rialzo dei prezzi, legato a una domanda globale crescente a fronte di disinvestimenti. Ora il problema «è accentuato dalla guerra in Ucraina, che può far mancare il gas russo».
«All’Eni – afferma – ci siamo mossi sulle nostre riserve, che Eni ha in tutti i Paesi nordafricani e africani o mediorientali, sono nostre produzioni che prima via tubo (da Algeria e Libia) poi via gas naturale liquefatto cerchiamo di reindirizzare».
«Il lavoro di questi quattro mesi – spiega Descalzi – è stato riuscire a reindirizzare Gnl in Italia e aumentare delle produzioni, sia in Algeria che in Egitto – in Libia è più complesso – per poter coprire i fabbisogni italiani».
«Il progress delle acquisizioni è positivo ma non riusciamo a coprirli per l’inverno 2022/2023 se non al 50 per cento cominciando da ottobre – novembre. Nello stesso periodo dovremo riaprire gli stoccaggi quindi senza gas russo è estremamente difficile, poi riusciremo a coprire circa l’80 per cento dei fabbisogni, escludendo la parte del gas russo, nell’interno 2023/24 e dovremmo arrivare al 100% della copertura nell’interno 2024/25».
“Questo – argomenta l’ad dell’Eni – ci ha fatto capire che un Paese come il nostro, che si basa solo su gas e rinnovabili, deve fare ancora più cose in termini di rinnovabili. Le rinnovabili devono crescere molto più velocemente di adesso e il gas deve essere diversificato nelle sue fonti di approvvigionamento», mission nella quale la holding energetica nazionale è impegnata.
«Servono scelte – dice Descalzi – da momento di crisi e cercare di utilizzare un mix energetico più allargato possibile ma con un focus sul minor impatto ambientale».
L’Italia, come il Sud Europa, ha scelto di basarsi su gas e rinnovabili e pensare di tornare indietro – secondo l’ad dell’Eni – e istallare centrali nucleari che hanno un tempo molto lungo e una gestione non semplicissima darebbe risultati in 10 anni, forse. Importante è invece l’economia circolare e la decarbonizzazione.
Un esempio? L’aver trasformato le raffinerie.
«Lo abbiamo fatto in due, a Gela e Venezia, forse ne faremo una terza e quarta a seconda dalle normative italiane ed europee – in bioraffinerie e poi riuscire a catturare la Co2» ha detto Descalzi.
Altro punto è la produzione nazionale, smobilitata da ormai un decennio e quindi ora per rimetterla in piedi ci vogliono dei processi autorizzativi veloci. Complessivamente in un momento di crisi, di emergenza tutto deve essere mobilitato, il governo lo sta facendo e anche con gli enti locali ci dev’essere una cooperazione.