Gela: ex caposala muore a 64 anni. È uno dei 7 pazienti trasferiti. Dolore dei familiari
di Redazione
Un’altra vittima, un’altra casa listata a lutto a causa del Covid 19: nella notte è venuto a mancare Federico Lombardo, 64 anni, conosciutissimo in città per la sua attività di caposala in ospedale. Da pochi mesi era in pensione e purtroppo il virus lo ha portato via agli affetti più cari. Ma a gettare nell’angoscia i familiari è l’antefatto di pochi giorni fa. Lombardo, infatti, era uno dei 7 pazienti trasferiti a Caltanissetta dopo la chiusura della Rianimazione Covid di Gela. Un atto che aveva generato una levata di scudi con forti critiche nei confronti della sanità pubblica. L’Asp, aveva spiegato, chiarito. La politica si era divisa. Oggi su quella scelta si stagliano altre ombre. Poteva essere evitata?
«Federico – racconta un familiare – aveva solo il caschetto per l’ossigeno, non era intubato, anzi, sembrava migliorare giorno dopo giorno. Quando si trattò di trasferirlo venne intubato e trasportato in ambulanza da Gela a Caltanissetta. Sappiamo che è peggiorato, che i medici, giorni dopo, dovettero eseguire la tracheotomia. Ci chiediamo se tutto questo poteva essere evitato».
Era allegro, festaiolo. L’amico che tutti vorrebbero.
Ne parlano così in ospedale e qualcuno, lontano dai microfoni, contesta la scelta di quel trasferimento intubato di un paziente che dava segnali di miglioramento. Tutto questo, senza le cartelle cliniche, l’opinione di professionisti competenti, potrebbe apparire una congettura. Ma come ignorare il dolore dei familiari?
«Ce l’avrebbe fatta? – dicono – Forse sì, magari no. Ma non lo sapremo mai. Di certo sappiamo che dopo l’intubazione e il trasferimento in ambulanza in altro ospedale le sue condizioni sono peggiorate. O, più correttamente, precipitare fino al decesso, sopraggiunto l’altra notte».
Lombardo era vaccinato, aveva fatto le due dosi e attendeva di fare la terza. Era obeso, aveva qualche acciacco dovuto alla sua condizione e all’età seppure ancora non avanzata.
Il Covid, come nella trama di disegno crudele, lo ha atteso al varco e non gli ha lasciato scampo.
«Il Covid? – dicono i familiari – o forse anche una scelta che poteva essere evitata? Non accusiamo nessuno. Ci dicono che altri malati tra quei 7 trasferiti non ce l’hanno fatta. Vorremmo però delle risposte, capaci di lenire almeno in parte il nostro terribile dolore, lo sconforto per la nostra perdita».
In mattinata la salma è stata consegnata alla famiglia. Federico Lombardo lascia la moglie, Barbara, anche lei infermiera, tre figli e due nipotini in tenera età ai quali voleva dedicarsi con amore e che invece non potranno più riabbracciare il nonno.
I funerali saranno celebrati domani alle 16 nella parrocchia Sacro Cuore di Gela.